"Abbiamo dato ai Nazisti ciò che essi negarono sempre ai loro oppositori: la protezione della legge"
-- Henry Stimson, ex Ministro della Guerra Statunitense, descrive così il Tribunale Militare Internazionale di Norimberga (Germania)

Esiste davvero un legame diretto tra parole e azioni? E in particolare, possono le parole spingere gli uomini a commettere un genocidio? Quando la guerra terminò in Europa, gli Alleati si trovarono di fronte al difficile e poco allettante compito di riformare la società tedesca e rieducare la sua popolazione dopo dodici anni di dominio Nazista, durante il quale era stata sottoposta a una costante propaganda basata sull'odio. "Il Nazismo", nelle parole dello scrittore Ebreo tedesco Victor Klempere (1946), era "penetrato nella carne e nel sangue della gente grazie a singole parole, a frasi fatte, e a slogan che vennero loro imposti attraverso la ripetizione ossessiva; quelle espressioni vennero poi fatte proprie dai cittadini meccanicamente e inconsapevolmente." Rendendo pubblica la natura criminale del regime nazista, gli alleati obbligarono i Tedeschi a confrontarsi con il loro recente passato; per farlo, utilizzarono da un lato i processi ai leader del nazismo e dall'altro lo sradicamento dei simboli che avevano prodotto il culto del Capo (il Führer) e di tutti gli strumenti progandistici creati da Joseph Goebbels. Per la prima volta nella Storia, i tribunali incaricati di perseguire i crimini di guerra giudicarono anche i responsabili della propaganda, persone, cioè, che con le loro parole, le loro immagini e i loro scritti avevano appoggiato le aggressioni, le persecuzioni e lo sterminio di massa voluti dai Nazisti.

Il Tribunale Militare Internazionale: una Serie di Processi senza Precedenti nella Storia

Durante la guerra, gli Alleati avvertirono più volte la Germania e gli altri paesi dell'Asse della loro ferma intenzione di punire quei funzionari - di governo, dell'esercito o del Partito Nazista - responsabili di crimini di guerra. E infatti, il Tribunale Militare Internazionale iniziò a funzionare il 20 novembre 1945, a Norimberga. Attraverso l'ampia pubblicità data ai processi contro i maggiori leader Nazisti, gli Alleati intendevano screditare il regime di Hitler di fronte a tutti i Tedeschi e rendere note le dimensioni degli assasinii di massa e delle altre violenze perpetrate dal regime. Uno dei primi risultati fu che ben duecentocinquanta giornalisti, provenienti da tutto il mondo, si recarono al Palazzo di Giustizia per presenziare ai processi. Inoltre, per assicurarsi che la popolazione tedesca fosse ampiamente informata sui procedimenti, gli Alleati aumentarono la distribuzione dei giornali locali e, per tutta la durata delle udienze, le stazioni radio trasmisero quotidianamente, e diverse volte al giorno, servizi e commenti sul ciò che avveniva nelle aule del Tribunale. Inoltre, a partire dal 7 dicembre 1945, anche i cinegiornali cominciarono a diffondere in tutto il mondo notizie regolari sulle udienze.

I processi di Norimberga costituirono un evento senza precedenti per molte ragioni, come ad esempio il fatto che mai così tanti dirigenti politici e militari erano stati processati da un tribunale istituito dai vincitori. Ventiquattro imputati, che rappresentavano tutti i settori della vita politica durante il regime nazista, furono processati con quattro capi d'imputazione: pianificazione e cospirazione per commettere crimini contro la pace, crimini contro la pace, crimini di guerra, crimini contro l'umanità. Tra gli accusati vi erano anche due persone legate alla distribuzione della propaganda nazista: i processi contro il direttore del giornale Der Stürmer's, Julius Streicher, e contro il funzionario del Ministero della Propaganda e della Pubblica Educazione Hans Fritzsche si basarono interamente sulle azioni da loro compiute in qualità di esperti della propaganda, alla quale il testo delle imputazioni si riferiva come "a una delle armi più potenti usate dai cospiratori [i quali] fin dall'inizio compresero l'importanza di inculcare nelle masse tedesche i principii e l'ideologia del Nazional Socialismo". Inoltre, continua il testo, essi avevano usato la propaganda "per preparare psicologicamente il terreno alle loro azioni politiche e alle future aggressioni militari."

Esiste un Legame Diretto tra Parole e Azioni?

La sfida principale che attendeva gli accusatori di Streicher e Fritzsche era quella di stabilire una prova diretta, un nesso causale, tra le attività dei responsabili della propaganda nazista e la realizzazione concreta delle politiche di aggressione e del genocidio. La domanda fondamentale era dunque, ancora una volta, se esistesse davvero un legame diretto tra le parole e gli atti. Il caso Streicher si dimostrò il più solido: i ventidue anni di pubblicazioni delloStürmer fornirono infatti ampia dimostrazione dell'odio fanatico di Streicher nei confronti degli Ebrei, nonché dei suoi ripetuti appelli ad agire contro di loro. Il Tribunale riconobbe Streicher colpevole di crimini contro l'umanità, stabilendo che ventitre articoli pubblicati su Der Stürmer tra il 1938 e il 1941 avevano chiesto, incoraggiato e istigato lo sterminio degli Ebrei. La prova fondamentale usata per dimostrare la conoscenza da parte di Streicher della "Soluzione Finale" fu la sua sottoscrizione a un giornale Svizzero-ebraico Israelitische Wochenblat (La Settimana Ebraica), che pubblicava servizi sulle uccisioni perpetrate dai Nazisti. La corte giudicò che "l'incitamento da parte di Streicher all'assassinio e allo sterminio, nello stesso momento in cui gli Ebrei dell'Europa Orientale venivano trucidati nei modi più orribili, costituisce chiaramente un caso di persecuzione su basi politiche e razziali, connessi a Crimini di Guerra, così come quest'ultimi vengono definiti dallo Statuto [di questo Tribunale]. Pertanto [tale incitamento] si definisce un crimine contro l'umanità."

Il tribunale condannò Streicher alla morte per impiccagione e alle ore 2:12 del mattino del 16 ottobre 1946 egli venne condotto al patiboloe e la condanna eseguita. Anche altri processi nel dopoguerra stabilirono il ruolo centrale avuto dalla propaganda nel mantenere il supporto popolare al Partito Nazista e nel giustificare la persecuzione degli Ebrei e delle altre vittime dell'Olocausto. I processi ai responsabili della propaganda per "crimini contro l'umanità'" costituì un importante precedente, tuttora utilizzato dai rtibunali e da altri organismi internazionali.

La De-Nazificazione

Già molto prima che la guerra giungesse al termine, gli Allleati avevano promesso che avrebbero distrutto il militarismo tedesco e il Nazismo. Dopo la sconfitta della Germania, avvenuta nel maggio del 1945, le autorità d'occupazione cominciarono immediatamente ad adottare le misure necessarie a mantenere quella promessa. Durante la Conferenza di Potsdam (luglio-agosto 1945) le nazioni vincitrici scrissero le linee guide per la rifondazione e la ricostruzione della Germania: 1) il paese doveva essere completamente disarmato e demilitarizzato; 2) le sue forze armate abolite e 3) la sua popolazione "denazificata" e rieducata.

Nel periodo che seguì la fine del conflitto, nella Germania occupata dagli Alleati la "denazificazione" consistette anche nel rinominare le strade, i parchi e gli edifici che erano associati ai Nazisti o a idee militaristiche; per lo stesso motivo vennero rimossi monumenti, statue, insegne ed emblemi legati al Nazismo e alla sua ideologia militare. Inoltre, vennero confiscati i beni dei gerarchi del Partito, mentre tutta la propaganda del regime venne eliminata dal sistema dell'istruzione, dai media tedeschi e da quelle tante istituzioni a carattere religioso i cui leader - laici e non - avevano appoggiato il Nazismo. Infine, vennero vietate le parate militari in appoggio al regime, così come gli inni o la pubblica esposizione di simboli nazisti.

Numerosi soldati alleati - insieme a ex prigionieri dei campi di concentramento e a Tedeschi che si erano opposti a Hitler, pagandone le conseguenze - si vendicarono idealmente, bruciando e distruggendo i simboli del Nazismo, come le bandiere con la svastica, gli stendardi e i cartelli propagandistici. In un documento cinematografico si vedono alcuni soldati statunitensi mentre fanno saltare l'enorme svastica che troneggiava nello stadio di Norimberga, il quale era stato sede di numerosi raduni organizzati dai Nazisti.

Per coloro che poterono assistere a quell'evento, sia di persona che attraverso i cinegiornali, quell'esplosione simboleggiò la fine del Nazismo e l'inizio di una nuova era. Un altro culto che doveva venir screditato era quello del Führer e così l'ex-dittatore tedesco venne ripetutamente mostrato come un folle, responsabile da un lato di assassinii di massa e, dall'altro, delle politiche che avevano portato la Germania e milioni di Europei alla miseria e alla rovina. Un altro filmato mostra alcuni operai che, usando pesanti martelli, distruggono un busto di metallo di Hitler, e altri che fanno fondere le lastre che erano servite per la stampa della sua autobiografia, i>Mein Kampf; in quel caso, il metallo venne poi riutilizzato per la produzione dei caratteri mobili destinati alle pubblicazioni della nuova stampa democratica. In Germania, la distribuzione della propaganda nazista continua ad essere un crimine ancora oggi.

Accettare le Responsablità

I cittadini tedeschi che seguirono i processi del dopoguerra videro che alcune figure appartenute al mondo dei media, come Julius Streicher o la regista Leni Riefenstahl dimostrarono scarso rimorso e allo stesso tempo si rifiutarono di riconoscere la responsabilità del loro coinvolgimento nei crimini nazisti - il primo per evitare la forca e la seconda per salvare la propria carriera e la propria reputazione. La dichiarazione resa da Hans Fritzsche - imputato di uno dei processi di Norimberga - rappresentò in questo senso un'eccezione: "Dopo che questo governo totalitario ha portato alla catastrofe dello sterminio di 5 milioni di persone, non posso che considerare tale forma di governo come immancabilmente sbagliata, anche in periodi di emergenza. Credo fermamente che una qualsiasi forma di controllo democratico, anche limitata, avrebbe reso tale catastrofe impossibile." L'ex-presentatore della Radio concluse dicendo che "Chiunque, dopo Auschwitz, creda ancora nelle politihce razziali è automaticamente da considerare colpevole." Ci sarebbero volute alcune generazionidi nuovi Tedeschi - inclusi numerosi studiosi nati dopo la guerra e attivi negli ultimi trent'anni del ventesimo secolo - prima che venissero posti in discussione i comportamenti tenuti dalle generazioni precedenti durante gli annidel Nazismo.

Per i procuratori dei processi di Norimberga fu difficile provare che Streicher conoscesse e avesse responsbailità dirette nella realizzazione della "Soluzione Finale". Un articolo scritto per Der St?rmer il 4 novembre 1943, suggeriva però che egli ne fosse consapevole: "E' senz'altro vero che gli Ebrei sono, per così dire, scomparsi dall'Europa e che il 'Bacino Orientale' di Ebrei, dal quale la peste ebraica si è sparsa e ha ammorbato le genti europee per secoli, ha cessato di esistere. Il Capo del popolo tedesco, inoltre, già all'inizio della guerra, aveva previsto ciò che poi si è puntualmente verificato." Testimoniando in propria difesa, Streicher aveva invece insistito di aver appreso degli sterminii di massa solo dopo essere stato catturato dagli Alleati. Egli cercò anche di sostenere che i suoi articoli e i suoi discorsi non avevano avuto lo scopo di incitare i Tedeschi alla violenza, ma solo di "informarli" e "illuminarli" su "una questione che mi appariva della massima importanza." Streicher, che gli psichiatri avevano valutato sano di mente per quanto ossessionato dall'odio verso "gli Ebrei", risultò una persona disonesta e non credibile.

Durante le arringhe di chiusura, nell'aula del Tribunale di Norimberga, l'accusa descrisse nei dettagli le colpe dell'accusato: "L'imputato Streicher si è reso complice della persecuzione degli Ebrei, attuata in Germania e nei territori occupati, che culminò con lo sterminio di circa sei milioni di uomini, donne e bambini. La propaganda attuata su Der St?rmer e altre pubblicazioni di Streicher, per le quali egli si è assunto piena responsabilità, fu attentamente calcolata per far nascere nella gente la paura irrazionale degli Ebrei e il conseguente odio verso di loro, nonché per incitare all'assassinio. Bisogna inoltre ricordare che quel giornale veniva distribuito all'interno di una nazione in cui non esisteva la libera circolazione delle idee; nel quale, invece, come l'imputato Streicher ben sapeva e approvava, nessun argomento contrario poteva trovare pubblica espressione: per queste ragioni, l'impatto di tale propaganda era di una forza trascinante e unica, ma allo stesso tempo chiaramente prevedibile. Attraverso una propaganda pianificata per incitare all'odio e alla paura, l'imputato Streicher si dedicò, per venticinque anni, alla creazione di quelle basi psicologiche necessarie alla realizzazione dell'assassinio di massa. Tutto questo da solo sarebbe sufficiente a stabilirne la colpevolezza come complice di quel piano criminale che portò all'attuazione dello sterminio." Nell'impossibilità di dimostrare che Streicher avesse un legame diretto con la realizzazione degli assassinii di massa, l'accusa ripiegò sull'argomento che egli avesse attivamente "appoggiato e promosso il piano per lo sterminio" nel momento in cui veniva attuato.

Hans Fritzsche, che aveva lavorato per il Ministero della Propaganda, fu il funzionario di rango più basso a venir giudicato dal Tribunale Militare Internazionale. Fritzsche probabilmente finì sul banco degli imputati con altri dirigenti tedeschi ben più importanti di lui in quanto la morte del Ministro della Propaganda Joseph Goebbels aveva privato gli Alleati dell'imputato principale di quel particolare Ministero. Inoltre, scegliendo Fritzsche, gli Alleati occidentali desideravano tener buoni i Sovietici, in quanto nel 1945 egli era uno degli unici due imputati di Norimberga ad essere prigioniero dei Russi. Nel corso della sua carriera, Fritzsche aveva ricoperto la carica di Direttore della Divisione Radiofonica del Ministero della Propaganda e aveva anche avuto un suo programma,Hier Spricht Hans Fritzsche! (Qui parla Hans Fritzsche!). Durante il procedimento, la pubblica accusa cercò di provare la sua colpevolezza attraverso le numerose dichiarazioni apertamente antisemite che egli aveva pronunciato nel corso delle sue trasmissioni, le quali erano state intercettate e tradotte in inglese dalla BBC. "Fritzsche non si trova sul banco degi imputati in qualità di libero giornalista", sostenne l'accusa, "bensì in quanto efficiente e ubbidiente strumento della propaganda del Nazismo [...] che aiutò in modo sostanziale a rendere ancora più stretta la presa del [regime] sulla popolazione [e] che rese gli eccessi degli altri cospiratori più accettabili alle coscienze dei Tedeschi." La corte, però, non trovò le prove convincenti e assolse Fritzsche da tutti e tre i capi d'accusa. "Sembra evidente che Fritzsche abbia talvolta pronunciato frasi di chiara e forte natura propagandistica, durante la sue trasmissioni" concluse la Corte. "Ma il Tribunale non è in grado di sostenere che tali frasi mirassero ad incitare la popolazione tedesca a commetere atrocità contro i popoli conquistati. Di conseguenza, egli non può essere ritenuto colpevole di aver partecipato attivamente ai crimini imputatigli. Il suo scopo era piuttosto quello di sviluppare l'appoggio popolare a Hitler e allo sforzo bellico."

Le conclusioni della Corte nel caso di Fritzsche stabilirono un'importante distinzione tra discorsi e propaganda che erano ispirati semplicemente dall'odio e quelli che rappresentavavno invece un vero e proprio incitamento. Nonostante Fritzsche avesse in effetti prodotto trasmissioni antisemite e pronunciato dichiarazioni della stessa natura durante il suo mandato, egli non aveva mai apertamente richiesto lo sterminio degli Ebrei europei. Ciò distinse chiaramente la sua azione di propaganda da quella del co-imputato Julius Streicher. (Soltanto il giudice sovietico, Generale di Divisione I. T. Nikitchenko espresse il proprio disaccordo: "Diffondere menzogne provocatorie e ingannare sistematicamente l'opinione pubblica furono azioni altrettanto necessarie a Hitler e ai suoi accoliti, per la realizzazione dei loro piani, quanto la produzione di armi e di piani militari.") Fritzsche venne comunque ritenuto un imputato di primo piano dalla corte di denazificazione di Norimberga e condannato a nove anni di prigionia in un campo di lavoro. Nonostante gli fosse anche stato proibito di scrivere per il resto della vita, egli riuscì a portare a termine le sue memorie mentre si trovava in prigione e a farle pubblicare con uno pseudonimo. Dopo una riduzione di pena e la sua definitiva liberazione nel 1950, Fritzsche lavorò nella pubblicità e nelle pubbliche relazioni fino al 1953, quando morì di cancro all'età di 53 anni.

Altri Rappresentanti della Propaganda a Giudizio

I processi agli autori della Propaganda nazista, istituiti dagli Alleati nel dopoguerra, continuarono anche dopo quelli principali tenutisi di fronte al Tribunale Militare Internazionale, ma i risultati non omogenei dei procedimenti successivi non poterono chiarire, dal punto di vista legale, il problema del legame tra parole e azioni. Oltre alla condanna da parte del Tribunale Militare americano dell'ex direttore dell'Ufficio Stampa del Reich, Otto Dietrich, i tribunali tedeschi per la "denazificazione" processarono e condannarono il magnate della stampa nazista Max Amann, il regista Fritz Hippler (Der ewige Jude) e il vignettista dello Stürmer Philipp Ruprecht (noto ai suoi lettori come "Fips"). Altri responsabili della propaganda vennero invece assolti, inclusa la regista Leni Riefenstahl (che aveva diretto "Il Trionfo della Volontà"). Una corte inglese condannò per tradimento William Joyce (anche noto come Lord Haw Haw e nativo degli Stati Uniti) a causa delle sue trasmissioni di propaganda nazista; Joyce venne condannato a morte e giustiziato. Il Muftì di Gerusalemme, Hajj Amin al-Husayni, che aveva radio-trasmesso da Berlino nei paesi arabi propaganda a favore dell'Asse, venne arrestato nel 1945 mentre si trovava nella zona della Germania occupata dai Francesi. Dopo essere riuscito a fuggire in Egitto, egli continuò a produrre e distribuire propaganda anti-sionista, anti-ebraica e anti-Israele.

Un Evento Storico

Per la prima volta nella Storia, tribunali istituiti per perseguire crimini di guerra processarono i creatori della propaganda, le cui parole, le cui immagini e gli scritti avevano appoggiato le aggressioni militari naziste, le persecuzioni e lo sterminio. I processi del dopoguerra servirono a stabilire il ruolo centrale svolto dalla propaganda nel mantenere il supporto popolare al regime nazista e nel trovare giustificazione alla persecuzione degli Ebrei e di tutte le altre vittime dell'Olocausto. In quei procedimenti la propaganda venne riconosciuta "crimine contro l'umanità", stabilendo così un importante precedente che viene tuttora utilizzato dai tribunali e da altri organismi internazionali.