La Prima Guerra Mondiale e le sue conseguenze
Il mese di novembre del 2018 ha segnato il centenario della fine della Prima Guerra Mondiale (1914-18), il primo grande conflitto internazionale del XX secolo. Dopo quasi 100 anni di relativa pace, le maggiori nazioni europee entrarono in una guerra che portò a milioni di morti, a imperi rovesciati e a un continente devastato. Il conflitto e la pace controversa che lo seguì lasciarono un’eredità che contribuì alla nascita di ideologie totalitarie, come il comunismo, il fascismo e il nazismo, e aprì la strada alla Seconda Guerra Mondiale e all’Olocausto.
Eventi principali
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La Prima Guerra Mondiale portò alla morte di milioni di militari e di civili. Quasi dieci milioni di soldati morirono durante i combattimenti, superando di gran lunga la somma complessiva dei decessi militari di tutte le guerre dei 100 anni precedenti. Anche milioni di civili subirono grandi sofferenze. Molti morirono per fame, malattie, deportazioni di massa e genocidi.
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Durante la Prima Guerra Mondiale, le potenze belligeranti si avvalsero dei notevoli progressi nella tecnologia per eliminare il nemico, compresi aerei, carri armati, e i gas velenosi utilizzati per la prima volta come arma di guerra.
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Le morti di massa e il senso di perdita causato dalla guerra lasciarono un’importante e duratura eredità culturale in Europa e negli Stati Uniti.
Lo scoppio della guerra
L’arciduca d’Austria Francesco Ferdinando era in linea di successione al trono austro-ungarico quando, insieme alla moglie Sofia, fu assassinato il 28 giugno 1914 a Sarajevo. L’assassinio avvenne ad opera di membri di un gruppo nazionalista serbo. La successiva crisi internazionale portò allo scoppio della Prima Guerra Mondiale.
Dopo l’assassinio, l’Impero Austro-ungarico, sostenuto dal governo tedesco, lanciò un ultimatum alla Serbia chiedendo, tra l’altro, la fine di ogni attività contro l’Austria-Ungheria. I Serbi, con l’appoggio dei Russi, rifiutarono le richieste dell’impero. In risposta, l’Austria-Ungheria dichiarò guerra alla Serbia il 28 luglio. La Russia entrò nel conflitto schierandosi al fianco della Serbia. La Germania dichiarò guerra prima alla Russia, poi alla Francia, che era militarmente alleata della Russia. L’offensiva tedesca violò rapidamente la neutralità belga e il popolo britannico dichiarò guerra il 4 agosto 1914.
A sei settimane dall’assassinio, l’Europa era in guerra.
La cronologia di seguito descrive alcuni eventi chiave legati alla Prima Guerra Mondiale e alle sue conseguenze.
26-30 agosto 1914: la battaglia di Tannenberg
La battaglia di Tannenberg, combattuta tra Russia e Germania, fu una delle prime battaglie della guerra e la prima grande battaglia vinta dalla Germania sul fronte orientale. Portò alla quasi completa distruzione della Seconda armata russa. La vittoria a Tannenberg portò un notevole prestigio al feldmaresciallo Paul von Hindenburg e al suo ufficiale di stato maggiore Erich Ludendorff, che negli anni successivi avrebbero ricoperto un ruolo di primo piano in Germania.
Primavera del 1915: Rapporto Bryce – Comitato per i presunti oltraggi tedeschi
Quando l’esercito della Germania invase il Belgio nel 1914, i militari tedeschi uccisero circa 6.000 civili belgi durante la loro avanzata. I resoconti di queste “atrocità belghe” suscitarono l’indignazione internazionale. Una commissione britannica documentò queste atrocità in un rapporto ampiamente pubblicizzato e provocatorio.
Dopo la Prima Guerra Mondiale, le persone si resero conto che molte delle storie erano state largamente esagerate e a volte inventate, il che suscitò scetticismo nei confronti delle storie di atrocità che sarebbero state riportate in epoche successive. Di conseguenza, quando allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale cominciarono a emergere le prime notizie di atrocità naziste, molte persone screditarono le informazioni, sulla base dell’esperienza con le “atrocità belghe”.
22 aprile 1915 – 25 maggio 1915: attacco con gas di cloro nella seconda battaglia di Ypres
La seconda battaglia di Ypres fu combattuta tra l’esercito tedesco e le forze armate britanniche, francesi e belghe per il controllo della città belga di Ypres. La battaglia fece circa 70.000 vittime alleate e 35.000 tedesche, ma nessuna delle due parti ottenne una chiara vittoria per il controllo della città. Fu in questa battaglia che l’esercito tedesco utilizzò per la prima volta sul fronte occidentale gas velenoso, un atto che violava le Convenzioni dell’Aia del 1899 e del 1907.
Numerose furono le risposte artistiche agli orrori della guerra. Wilfred Owen, uno dei più noti poeti di guerra, descrisse in seguito un attacco con il gas nella sua poesia “Dulce et Decorum Est”.
8 dicembre 1915: pubblicazione di “In Flanders Fields”
Scritta dal canadese John McCrae, “In Flanders Fields” è una delle poesie più famose della Prima Guerra Mondiale. Scritta dal punto di vista degli uomini caduti a Ypres, la poesia ha contribuito a trasformare il papavero, uno dei pochi fiori che crescevano nel suolo devastato del campo di battaglia belga, in un simbolo commemorativo della Prima Guerra Mondiale.
21 febbraio – 18 dicembre 1916: battaglia di Verdun
La battaglia di Verdun fu una delle più lunghe e sanguinose della guerra. L’esercito tedesco tentò un’offensiva nei pressi della città francese di Verdun che si trasformò rapidamente in una situazione di stallo. Le forze tedesche furono fatte successivamente deviare da Verdun quando gli Inglesi diedero inizio alla battaglia della Somme. La battaglia di Verdun si concluse a dicembre quando i Francesi riacquisirono le prime conquiste tedesche. Circa 300.000 soldati rimasero uccisi e molti altri feriti.
16 maggio 1916: accordo Sykes-Picot
L’accordo Sykes-Picot fu un accordo segreto tra la Gran Bretagna e la Francia, con il consenso della Russia. L’accordo divideva l’Impero ottomano in sfere di influenza francese, britannica e russa, un atto che ebbe ripercussioni a lungo termine per il Medio Oriente.
Luglio-novembre 1916: battaglia della Somme
La battaglia della Somme in Francia fu un’offensiva alleata lanciata contro i Tedeschi. Il primo giorno fu il più sanguinoso nella storia britannica, poiché gli Inglesi persero 20.000 soldati (con altri 37.000 feriti). La battaglia divenne un simbolo di morte insensata e dell’inutilità della guerra.
Primavera 1915 – Autunno 1916: Armenia
Con la scusa della guerra, il governo ottomano perpetrò un genocidio contro la minoranza cristiana armena. Tra la primavera del 1915 e l’autunno del 1916, gli Ottomani uccisero tra 664.000 e 1,2 milioni di Armeni su un totale di 1,5 milioni che, secondo le stime, viveva nell’Impero Ottomano. I governanti ottomani ordinarono la fucilazione di massa di centinaia di migliaia di Armeni. Altri morirono di stenti dopo essere stati deportati nel deserto: fame, esposizione agli agenti atmosferici, disidratazione e malattie. Molti bambini armeni furono allontanati con la forza dalle loro famiglie e convertiti all’Islam.
1917: la rivoluzione russa di febbraio
I problemi della Russia in patria raggiunsero il punto di rottura nel 1917. Dopo l’assunzione del comando dell’esercito russo da parte dello Zar Nicola II, nel settembre 1915, i militari avevano subito pesanti perdite, mentre il fronte interno doveva combattere contro la fame e le agitazioni operaie. All’inizio del 1917, Nicola aveva perso ogni supporto: dopo la rivoluzione russa di febbraio, lo Zar abdicò sia per sé che in nome del suo giovane figlio. A Nicola successe un governo democratico noto come Governo Provvisorio. Sotto la guida del parlamentare russo Alexander Kerensky, il Governo Provvisorio si impegnò ad onorare gli accordi e a continuare la guerra.
6 aprile 1917: entrata degli Stati Uniti nella Prima Guerra Mondiale
Gli Stati Uniti erano rimasti neutrali all’inizio della Prima Guerra Mondiale. Gli Americani in generale favorivano la causa alleata, ma non volevano essere coinvolti nella guerra. Tuttavia, la politica tedesca di una guerra sottomarina senza restrizioni, che prese di mira tutte le navi, sia passeggeri che militari, neutrali o combattenti, causò la morte di cittadini americani.
L’intelligence navale britannica intercettò un telegramma del Ministro degli Esteri tedesco Arthur Zimmermann che offriva al governo messicano territori che facevano parte Stati Uniti in cambio dell’aiuto del Messico qualora l’America fosse entrata in guerra contro la Germania. Il testo decodificato del telegramma fu consegnato all’ambasciatore degli Stati Uniti a Londra e poi inviato al Presidente americano Woodrow Wilson. Utilizzando queste informazioni e la ripresa della guerra sottomarina da parte della Germania, Wilson si recò al Congresso il 2 aprile e richiese la dichiarazione di guerra contro la Germania. Il Congresso dichiarò guerra diversi giorni dopo, il 6 aprile 1917.
1917: la rivoluzione russa di ottobre
Il 6 e 7 novembre 1917 (o il 24 e 25 ottobre del vecchio calendario giuliano), i rivoluzionari di sinistra, guidati dal leader del partito bolscevico Vladimir Lenin, lanciarono un colpo di stato quasi senza spargimento di sangue contro il governo di Kerensky. La “Rivoluzione d’Ottobre” portò al potere i Bolscevichi e Lenin. Il nuovo governo sovietico rimosse immediatamente la Russia dalla guerra e, nel marzo del 1918, firmò il Trattato di Brest-Litovsk con la Germania imperiale. Con la Russia fuori dalla guerra, la Germania non doveva più combattere una guerra su due fronti e aveva ottenuto anche una serie di concessioni territoriali. La guerra civile tra i Bolscevichi Rossi e i loro avversari, i Bianchi, che sulla carta erano loro alleati, infurierà dal 1917 al 1922.
2 novembre 1917: Dichiarazione Balfour
La Dichiarazione Balfour affermava che “il governo di Sua Maestà è favorevole all’istituzione in Palestina di una patria nazionale per il popolo ebraico”. La dichiarazione contraddiceva altri accordi alleati riguardanti il futuro della regione nel dopoguerra, come l’accordo Sykes-Picot. Allo stesso modo, il suo linguaggio ambiguo avrebbe seminato discordia negli anni a venire.
8 gennaio 1918: i Quattordici Punti di Wilson
Il presidente americano Woodrow Wilson emanò una serie di principi per guidare i negoziati di pace del dopoguerra. Questi principi, noti come i Quattordici Punti, prevedevano alleanze aperte, libertà dei mari e del commercio, riduzione degli armamenti, la risoluzione delle rivendicazioni coloniali, l’istituzione di una “associazione generale, o lega, delle nazioni” e il diritto all’autodeterminazione nazionale. L’idealismo di Wilson faceva leva sulle potenze centrali, che ora sembravano certe di perdere la guerra, e sulle minoranze etniche che speravano di creare stati nazionali.
8 marzo 1918: primo rapporto dell’Influenza spagnola
Nel 1918, un nuovo ceppo del virus dell’influenza emerse negli Stati Uniti e portò a una pandemia globale. In maggio, i soldati americani furono inviati in Europa e portarono il virus dell’influenza oltreoceano. Circa 500 milioni di persone in tutto il mondo contrassero l’influenza e 50 milioni di persone morirono. Si registrarono più decessi di soldati americani per l’influenza che per i combattimenti della Prima Guerra Mondiale.
11 novembre 1918: armistizio
Nel 1918, le Potenze Centrali cominciarono a crollare. Il 9 novembre 1918 la monarchia tedesca fu rovesciata. Una delegazione tedesca negoziò un armistizio con gli Alleati, scatenando il mito della “pugnalata alla schiena”. Secondo questa interpretazione, la Germania perse non per una sconfitta militare, ma perché il paese fu tradito dai leader repubblicani sul fronte interno che accettarono l’armistizio. L’armistizio fu firmato l’undicesimo giorno dell’undicesimo mese, undici minuti dopo l’undicesima ora, ponendo fine ai devastanti combattimenti.
1 dicembre 1918: costituzione del Regno di Jugoslavia
Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni (ribattezzato Jugoslavia nel 1929) fu costituito il 1° dicembre 1918. Il nuovo stato comprendeva la Serbia e il Montenegro, due territori precedentemente indipendenti, oltre a parti dell’ex Impero Austro-ungarico, tra cui la Dalmazia, la Croazia, la Slovenia e la Bosnia-Erzegovina. La Jugoslavia, pur volendo ispirare un maggiore nazionalismo serbo, non riuscì a creare un’identità nazionale comune.
28 giugno 1919: Trattato di Versailles
Il Trattato di Versailles fu firmato nel giugno del 1919, dopo mesi di negoziati, alla Conferenza di Pace di Parigi. Il trattato era stato pensato per garantire che la Germania non rappresentasse mai più una minaccia militare per la Gran Bretagna o la Francia. La sua famigerata “clausola di colpevolezza” dichiarava la Germania responsabile della guerra. Il trattato spogliò inoltre la Germania di circa 65.000 chilometri quadrati (25.000 miglia quadrate) di territorio e impose onerosi risarcimenti. I Tedeschi si aspettavano un seggio al tavolo delle trattative sulla base dei Quattordici Punti di Wilson; dovettero invece sfogarsi in un’aspra protesta, riferendosi al Trattato come a un “Diktat” (un decreto imposto senza consenso).
25 aprile 1919: lancio del film J’Accuse di Abel Gance
La profonda devastazione della Prima Guerra Mondiale ispirò molte risposte artistiche incentrate sulla futilità della guerra e sull’insensatezza della morte. Nel film francese J’Accuse, i caduti in guerra si alzano dalle loro tombe, feriti e mutilati, per tornare ai loro villaggi e vedere se i loro sacrifici sono stati vani. Il regista Abel Gance girò queste scene nel 1918 su veri e propri campi di battaglia, utilizzando come attori i soldati francesi. Molti di questi soldati furono successivamente uccisi sul campo prima della fine della guerra.
19 novembre 1919/19 marzo 1920: il Senato degli Stati Uniti respinge il Trattato di Versailles
Non tutti gli Americani condividevano l’internazionalismo idealistico che il presidente Wilson aveva delineato nei Quattordici Punti. Mentre Wilson vedeva la strada per una pace duratura nella cooperazione internazionale, molti Americani preferivano invece l’isolazionismo, che affermava che gli Stati Uniti avrebbero dovuto avere il minor coinvolgimento possibile negli affari internazionali. Il Senato degli Stati Uniti respinse due volte il Trattato di Versailles e l’adesione alla Società delle Nazioni. Senza la partecipazione americana, il potere e il prestigio della Società delle Nazioni risultarono notevolmente ridotti.
1919: fondazione della Repubblica di Weimar
Il governo tedesco al potere negli anni tra il crollo della Germania imperiale (1918) e l’ascesa della Germania nazista (1933) fu noto come Repubblica di Weimar. La Repubblica di Weimar fu il primo governo democratico che la Germania avesse conosciuto e, fin dall’inizio, lottò per stabilire norme democratiche tra i disordini del dopoguerra, la violenza politica e le perturbazioni economiche del periodo. Allo stesso tempo, la Germania di Weimar assistette anche a una fioritura culturale che coincise con una nuova era di libertà sociali. Tuttavia, l’instabilità della Repubblica di Weimar contribuì, alla fine, all’ascesa al potere di Adolf Hitler.
27 agosto 1928: Patto Briand-Kellogg
Il Patto Briand-Kellogg fu un accordo internazionale firmato da 65 nazioni che “rinunciarono alla guerra come strumento di politica nazionale”. Dopo la devastazione della Prima Guerra Mondiale, il Patto Briand-Kellogg aveva lo scopo di prevenire la guerra e di imporre la pace, a riprova di quanto l’esperienza della Prima Guerra Mondiale fosse stata segnante. Il Senato degli Stati Uniti ratificò il trattato nel gennaio del 1929, segnando un cauto rientro americano negli affari internazionali.
1929: pubblicazione di Niente di nuovo sul fronte occidentale
Il capolavoro di Erich Maria Remarque del 1929 Niente di nuovo sul fronte occidentale cattura l’esperienza delle truppe in prima linea ed esprime l’alienazione della “generazione perduta” tornata dalla guerra. Questi uomini si ritrovarono incapaci di adattarsi al tempo di pace e tragicamente incompresi da una popolazione del fronte interno che non aveva visto in prima persona gli orrori della guerra. Il libro è stato tradotto in 45 lingue e ne sono state vendute milioni di copie.
29 ottobre 1929: il crollo del mercato azionario e la Grande depressione
Nell’ottobre del 1929, il mercato azionario americano crollò, scatenando una crisi finanziaria globale nota come Grande Depressione. Gli anni peggiori della Depressione furono tra il 1929 e il 1933 e causarono disoccupazione diffusa e inflazione dilagante.
Benché nessun paese fu risparmiato dalla Depressione, la Germania ne fu particolarmente colpita. L’economia tedesca aveva appena iniziato a riprendersi dagli effetti economici della Prima Guerra Mondiale, dai pagamenti delle riparazioni di Versailles e dalla terribile iperinflazione del 1923, che aveva spazzato via i risparmi dei Tedeschi. Le difficoltà economiche della Germania, unite alla debolezza e all’instabilità della Repubblica di Weimar, resero l’opinione pubblica tedesca più ricettiva a messaggi politici come quello di Hitler, che prometteva di rifiutare il Trattato di Versailles e di riportare la Germania alla grandezza.