Isaac viveva con i suoi genitori e tre sorelle a Split, sulla costa dalmata della Jugoslavia. Quando, nel 1941, la Germania e le altre forze dell'Asse invasero il paese e poi se lo spartirono, le forze italiane occuparono Split e altre zone costiere della Jugoslavia. In genere, le autorità italiane d'occupazione in Jugoslavia cercarono di prevenire ogni violenza contro la popolazione ebrea e così la zona italiana divenne una sorta di rifugio per coloro che cercavano di scappare dai Nazisti o dagli Ustascia (i fascisti croati). All'indomani della firma dell'armistizio con gli Alleati da parte dell'Italia, nel 1943, la loro zona venne occupata dai Tedeschi. Isaac e suo padre si unirono ai partigiani e più tardi scapparono nelle isole che si trovano tra l'Italia e la Jugoslavia, già occupate dagli Alleati. Alcuni membri della famiglia di Isaac poterono poi riunirsi nel sud d'Italia e, nel 1944, giunsero a Fort Ontario, nello stato di New York, con un trasporto di rifugiati.
C'erano circa duecento famiglie ebree che vivevano in città. Dopo alcuni mesi il numero aumentò fino a quattro o cinquemila e poi fino a diecimila persone che venivano da altri posti. A quel punto gli Italiani cominciarono a spaventarsi—le autorità italiane intendo—e chiesero agli Ebrei di sparpagliarsi in tutta l'area controllata dall'Italia. Poi cominciarono a portarli via, in quelli che immagino si possono definire campi di internamento, alcuni lungo la costa e altri su territorio italiano. Non ci pensavo molto, a quel punto, ma devo dire che gli Italiani erano proprio...come posso dire...ecco, aiutarono molta gente. Noi dobbiamo la nostra salvezza a loro, per esempio. E molte volte, quando i Tedeschi, o quei traditori dei Croati che li aiutavano, cercavano di occupare certe città o cercavano di portare via degli Ebrei, verso i campi di concentramento, gli Italiani intervenivano e dicevano "questa è la nostra zona e voi non potete entrarci". Per loro era una questione di territorio, ma per noi era la differenza tra la vita e la morte.
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