In quasi tutti i paesi europei occupati i Tedeschi cercarono in un primo momento di concentrare gli Ebrei in apposite zone, per poi deportarli nei campi di sterminio creati in Polonia. Alcuni Ebrei riuscirono a sopravvivere nascondendosi o fuggendo dalle zone controllate dai Tedeschi. Le vie di fuga dall'Europa occupata conducevano o verso Stati in guerra (come l'Unione Sovietica), o verso nazioni neutrali (per esempio la Svizzera, la Spagna, la Svezia e la Turchia) o persino verso Stati alleati con la Germania (come l'Italia e l'Ungheria, prima che venissero anch'esse occupate dai tedeschi). Dopo l'attacco della Germania all'Unione Sovietica, più di un milione di Ebrei scappò verso est per sfuggire all'avanzata dell'esercito tedesco. Migliaia di Ebrei, inoltre, riuscirono a partire dai porti del Mar Nero, in Bulgaria e in Romania, con l'obiettivo di raggiungere la salvezza in Palestina. .
Espandi l’immagineRaoul Wallenberg, un diplomatico svedese assegnato all'Ambasciata svedese a Budapest, guidò una delle operazioni di salvataggio più estese e di maggior successo durante l'Olocausto. Insieme al Comitato Americano per i Rifugiati di Guerra e al Congresso Mondiale Ebraico, Wallenberg si adoperò per proteggere decine di migliaia di Ebrei ungheresi dalla deportazione nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau. Anche altri diplomatici di altri paesi neutrali parteciparono a quegli sforzi per condurre in salvo cittadini in pericolo. Carl Lutz, un diplomatico svizzero, rilasciò certificati di emigrazione a quasi 50.000 Ebrei, ponendoli così sotto la protezione dello Stato elvetico. Giorgio Perlasca, uomo d'affari italiano, si finse un diplomatico spagnolo e fornì agli Ebrei falsi visti per la Spagna. Al momento della liberazione, più di 100.000 Ebrei si trovavano ancora a Budapest grazie soprattutto a questi atti di salvataggio.
Espandi l’immagineLa Germania occupò la Danimarca nel 1940. Quando, nell'agosto del 1943, i Tedeschi decisero di deportare gli Ebrei, i Danesi organizzarono spontaneamente un'operazione di soccorso, aiutando gli Ebrei a raggiungere le coste, da dove i pescatori li traghettarono nella neutrale Svezia. L'operazione si sviluppò fino ad includere la partecipazione della Resistenza, della polizia e del Governo danesi. Grazie anche al fatto che la Svezia aveva accettato di accogliere i rifugiati, i Danesi riuscirono, in poco più di tre settimane, a portare in salvo più di 7.000 Ebrei e quasi 700 cittadini non ebrei. I Tedeschi riuscirono a catturare circa 500 Ebrei in Danimarca e a deportarli nel ghetto di Theresienstadt, in Boemia; i Danesi, però, chiesero informazioni sulla loro sorte e, forse, il vigore delle loro proteste riuscì a prevenire la deportazione nei campi di sterminio della Polonia occupata.
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