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Prima della guerra, in Polonia, la città di Lodz aveva la comunità ebraica più numerosa dopo quella della capitale Varsavia. Le truppe tedesche occuparono Lodz nel settembre del 1939. All'inizio del febbraio del 1940, i Tedeschi crearono un ghetto a Lodz dove ammassarono più di 150.000 Ebrei, costringendoli a vivere in un'area di poco più di due chilometri quadrati. Nel 1941 e 1942 circa 40.000 Ebrei provenienti dall'Europa Centrale e 5.000 Rom (Zingari) furono costretti a trasferirsi nel ghetto. Tra…
Prima della Seconda Guerra Mondiale, Varsavia era uno dei maggiori centri della vita e della cultura ebraiche in Polonia. Durante la guerra, i Nazisti costituirono più di 400 ghetti, all'interno dei quali gli Ebrei erano obbligati a vivere in condizioni di sovraffollamento e di miseria. Il ghetto di Varsavia - il più grande d'Europa - arrivò a contenere fino a 400.000 Ebrei, impegnati in una costante lotta per sopravvivere.
Trovandosi ad affrontare l’orrore nazista, molti Ebrei organizzarono diverse forme di resistenza per opporsi ai tedeschi e ai loro collaboratori. Movimenti clandestini nacquero in più di 100 dei ghetti dell'Europa orientale occupata dai Nazisti. Inoltre, nonostante le condizioni avverse, prigionieri ebrei riuscirono a organizzare varie rivolte in alcuni dei campi di concentramento creati dai Tedeschi. Contemporaneamente, unità partigiane ebraiche operarono in Francia, Belgio, Ucraina, Bielorussia,…
Con il termine Olocausto si indica l’assassinio di sei milioni di Ebrei, e di milioni di altre persone, attuato dai Nazisti e dai loro collaboratori durante la Seconda Guerra Mondiale. Le uccisioni in massa ebbero inizio con la fucilazione dei civili ebrei durante l’invasione tedesca dell’Unione Sovietica, nel giugno del 1941. Alla fine di quello stesso anno, i Tedeschi cominciarono a deportare gli Ebrei nei campi di sterminio che erano stati creati nella Polonia occupata. Nel corso della guerra, che…
Se è vero che la maggior parte della popolazione europea rimase immobile di fronte all'Olocausto, a causa della paura o dell’indifferenza, una coraggiosa minoranza rischiò invece la propria vita per aiutare gli Ebrei nei paesi occupati dai Nazisti. Tale aiuto assunse via via diverse forme. Ad esempio, nell’autunno del 1943 la Resistenza danese riuscì a trasferire nella Svezia rimasta neutrale quasi tutta la popolazione ebraica residente in Danimarca. In altri paesi, invece, chiese, orfanotrofi e…
Uno dei documenti principali per calcolare il numero delle vittime del programma nazista chiamato "Eutanasia" è il registro scoperto in un classificatore dalle truppe americane nel 1945, nel centro di sterminio di Hartheim, Austria. La pagina di destra riporta in dettaglio il numero di pazienti che furono "disinfettati" ogni mese del 1940. L'ultima colonna indica che 35.224 persone furono uccise quell'anno.
Un affidavit firmato da Rudolf Hoess attesta l'uccisione nelle camere a gas dei prigionieri Ebrei di Auschwitz, quando Hoess era il comandante del centro di sterminio. Il testo in tedesco dice: "Dichiaro sotto giuramento che dal 1941 al 1943, durante il periodo in cui ero comandante del Campo di Concentramento 2 di Auschwitz, milioni di Ebrei furono messi a morte nelle camere a gas e mezzo milione eliminato con altri mezzi. Rudolf Hoess. 14 maggio 1946." La confessione è firmata anche da Josef Maier,…
In questo articolo del Times di Londra, il giornalista Philip Graves mette a confronto alcuni passi dell'opera "Dialogo all'inferno tra Machiavelli e Montesquieu" (1864) con i "Protocolli degli Anziani di Sion", allo scopo di dimostrare come i Protocolli non fossero che un plagio. Altre ricerche rivelarono che uno dei capitoli del romanzo prussiano, "Biarrtiz", di Hermann Goedsche, era anche servito ad "ispirare" i Protocolli. Times, (Londra), 17 agosto 1921.
In questo articolo del Times di Londra, il giornalista Philip Graves mette a confronto alcuni passi dell'opera "Dialogo all'inferno tra Machiavelli e Montesquieu" (1864) con i "Protocolli degli Anziani di Sion", allo scopo di dimostrare come i Protocolli non fossero che un plagio. Altre ricerche rivelarono che uno dei capitoli del romanzo prussiano, "Biarrtiz", di Hermann Goedsche, era anche servito ad "ispirare" i Protocolli. Times, (Londra), 17 agosto 1921.
In questo articolo del Times di Londra, il giornalista Philip Graves mette a confronto alcuni passi dell'opera "Dialogo all'inferno tra Machiavelli e Montesquieu" (1864) con i "Protocolli degli Anziani di Sion", allo scopo di dimostrare come i Protocolli non fossero che un plagio. Altre ricerche rivelarono che uno dei capitoli del romanzo prussiano, "Biarrtiz", di Hermann Goedsche, era anche servito ad "ispirare" i Protocolli. Times, (Londra), 17 agosto 1921.
In questo articolo del Times di Londra, il giornalista Philip Graves mette a confronto alcuni passi dell'opera "Dialogo all'inferno tra Machiavelli e Montesquieu" (1864) con i "Protocolli degli Anziani di Sion", allo scopo di dimostrare come i Protocolli non fossero che un plagio. Altre ricerche rivelarono che uno dei capitoli del romanzo prussiano, "Biarrtiz", di Hermann Goedsche, era anche servito ad "ispirare" i Protocolli. Times, (Londra), 17 agosto 1921.
In questo articolo del Times di Londra, il giornalista Philip Graves mette a confronto alcuni passi dell'opera "Dialogo all'inferno tra Machiavelli e Montesquieu" (1864) con i "Protocolli degli Anziani di Sion", allo scopo di dimostrare come i Protocolli non fossero che un plagio. Altre ricerche rivelarono che uno dei capitoli del romanzo prussiano, "Biarrtiz", di Hermann Goedsche, era anche servito ad "ispirare" i Protocolli. Times, (Londra), 17 agosto 1921.
Avviso affisso nel 1939 all'Hotel Reichshof, Amburgo (Germania). L'annuncio, in rosso, informa gli ospiti Ebrei dell'albergo che è loro vietato accedere al ristorante, al bar e ai saloni. L'amministrazione dell'hotel richiede che gli Ebrei consumino i pasti nelle loro stanze. In accordo alle leggi di Norimberga del 1935, in Germania gli Ebrei erano sistematicamente esclusi dai luoghi pubblici.
Nell’aprile del 1945, l’esercito russo liberò il campo di concentramento di Sachsenhausen. Nel campo, i soldati russi rinvennero questa edizione tedesca del Vecchio e Nuovo Testamento sul cadavere di un prigioniero Testimone di Geova La Bibbia fu inviata ai parenti sopravvissuti del prigioniero.
Cartelli vietanti l'accesso agli Ebrei, come quello raffigurato qui, erano affissi nei luoghi pubblici (inclusi parchi, teatri, cinema e ristoranti) in tutta la Germania nazista. Questo avviso, in lingua tedesca, dice: "Qui non vogliamo gli Ebrei".
Yona Wygocka Dickmann si fabbricò questo coltello usando dell'alluminio e un pezzo di una sega, mentre si trovava ai lavori forzati in una fabbrica di aeroplani di Friburgo (Germania), dove le SS l'avevano trasferita, proveniente da Auschwitz, nel novembre 1944. Yona si servì del coltello per tagliare in due la sua razione di pane giornaliera e farla così durare di più.
Copia ciclostilata della copertina del programma che veniva distribuito all'interno del Tribunale Militare Internazionale di Norimberga.
Hanna Muller modificò questa gonna, usando l'orlo per aggiungerle delle tasche. La gonna le era stata consegnata al suo arrivo ad Auschwitz, nel 1944.
Questa fotografia ritrae alcuni dei 190 blocchi di granito donati al Museo dell'Olocausto degli Stati Uniti dall'amministrazione del Monumento Commemorativo a Mauthausen, in Austria. I Nazisti costituirono il campo di concentramento di Mauthausen nel 1938, nei pressi di una cava abbandonata. I prigionieri venivano obbligati a trasportare questi massi salendo una scala di più di 180 gradini. I blocchi più piccoli pesavano tra i 13 e i 20 chili ognuno; quelli più grandi potevano anche superare i 35 chili.…
Dopo essere stato deportato da Theresienstadt ad Auschwitz, nel 1942, Karel Bruml fu assegnato al settore denominato Buna-Monovitz, dove indossava questo berretto come prigioniero destinato ai lavori forzati. In particolare, Bruml lavorava nel settore Buna, destinato alla lavorazione della gomma sintetica.
Il giornale "Der Stuermer", ferocemente antisemita, era la voce semi-ufficiale della Germania Nazista. In questo numero del 1934 il giornale mette in guardia i lettori contro i piani di dominio mondiale degli Ebrei. L'articolo, intitolato "Chi è il nemico?", accusa gli Ebrei di aver distrutto l'ordine sociale e di volere la guerra mentre il resto del mondo non desidera che la pace. Der Stuermer, luglio 1934.
Un inserto preparato per i soldati americani. Il diagramma, pubblicato nell'edizione europea del "Notiziario per le Forze Armate", spiega il rinvio a giudizio degli imputati dei processi di Norimberga. 1945.
La Bibbia di famiglia raffigurata in questa fotografia apparteneva a André Trocme, pastore protestante a Le Chambon-sur-Lignon, in Francia; essa contiene, tra l'altro, i suoi appunti per i sermoni. Durante la guerra Trocme e i suoi compaesani aiutarono gli Ebrei, specialmente bambini, a nascondersi dai Tedeschi. Il loro intervento salvò migliaia di rifugiati, di cui circa 5.000 erano Ebrei. Parte del testo in francese che si legge qui, scritto da Trocme, dice: "Beati coloro che hanno fame e sete di…
Il General-maggiore delle SS Juergen Stroop, comandante delle forze tedesche che soffocarono la rivolta del ghetto di Varsavia, raccolse in un album fotografie e altri materiali di quel periodo. Questo album, più tardi chiamato "Rapporto Stroop", fu introdotto come prova a carico durante i processi di Norimberga. In questa foto si vede la copertina con il timbro del Tribunale Militare Internazionale (IMT, International Military Tribunal).
Una giacca a righe grigie e blu proveniente dal campo di concentramento di Flossenbürg. La lettera "P" sul lato sinistro anteriore della giacca indica che era indossata da un prigioniero polacco non-ebreo. La "P" sta appunto per Polacco (Pole, in tedesco). La giacca fu donata al Museo dell'Olocausto statunitense dal prigioniero che la indossava, Julian Noga..
Abraham Lewent indossava questa giacca come parte dell'uniforme consegnatagli al suo arrivo nel campo di concentramento di Buchenwald, nel 1944. Abraham fu prima deportato dal ghetto di Varsavia al campo di Maidanek e successivamente trasferito in diversi altri campi in Germania. .
Questa gonna in taffetà e cotone risale agli anni '20. Apparteneva a una donna Rom (Zingara) nata a Francoforte e vissuta in Germania prima della guerra. Arrestata dai Nazisti, venne internata prima ad Auschwitz e poi a Ravensbrück, Mauthausen e Bergen-Belsen, dove morì nel marzo 1945, poco prima che il campo venisse liberato. Anche suo marito e due dei suoi sei figli furono uccisi in campo di concentramento.
Libri antisemiti per bambini, pubblicati nel 1936 a Norimberga, in Germania. Il titolo, in tedesco, tradotto letteralmente significa: "Ci si può fidare di una volpe nella brughiera come della parola di un Ebreo: un volume illustrato per giovani e adulti". La copertina ritrae una volpe nella brughiera e la caricatura di un Ebreo che presta giuramento.
Questo zaino marrone venne usato da Ruth Berkowitz per trasportare i suoi averi durante la fuga che da Varsavia doveva portarla in Giappone, attraverso la Lituania e l'Unione Sovietica. I Nazisti, prima, e i Sovietici, poi, le confiscarono però la maggior parte del contenuto durante il viaggio. [Dalla Mostra "Fuga e Soccorso" organizzata dal Museo Americano dell'Olocausto.]
Un set di "tefillin" (filatteri) contenuti in una borsa ricamata. I filatteri sono oggetti rituali indossati dagli Ebrei osservanti, durante le preghiere del mattino. Questo set fu trovato sul cadavere di una vittima di una "marcia della morte", sepolto nei pressi di Regensburg, in Germania.
Le pagine qui riportate provengono da un libro delle preghiere in ebraico distrutto durante la Notte dei Cristalli (Kristallnacht), il pogrom che ebbe luogo tra il 9 e 10 novembre 1938. Queste pagine vennero danneggiate dal fuoco durante la distruzione della sinagoga di Bobenhausen (Germania). La comunità ebraica di Giessen le ha donate al Museo dell'Olocausto americano nel 1989.
Un pass d'accesso alla galleria del Tribunale Militare Internazionale di Norimberga. Questi pass venivano spesso condivisi da diverse persone che poterono così assistere ad alcune delle sessioni di quei processi storici.
Nel novembre del 1944, dopo che le SS l'avevano trasferita da Auschwitz ai lavori forzati in una fabbrica di velivoli di Friburgo (Germania), Yona Wygocka Dickmann realizzò questo pettine in alluminio usando pezzi di aeroplano. Yona iniziò a utilizzare il pettine quando i suoi capelli, che erano stati rasati a zero ad Auschwitz, cominciarono a ricrescere.
Due portacandele comprati in Polonia e usati ogni venerdì durante la celebrazione del sabato ebraico. Alcuni profughi ebrei polacchi sfuggiti all’invasione tedesca del 1939 portarono con loro questi portacandele a Vilnius.
Terza pagina della lista degli imputati ai processi del Tribunale Militare Internazionale di Norimberga. La lista era contenuta nel programma ciclostilato distribuito durante i processi. In questa pagina si leggono i nomi di Julius Streicher, Wilhelm Keitel, Walter Funk, e Hjalmar Schacht, seguiti da alcune informazioni biografiche.
Quarta pagina della lista degli imputati ai processi del Tribunale Militare Internazionale di Norimberga. La lista era contenuta nel programma ciclostilato distribuito durante i processi. In questa pagina si leggono i nomi di Hjalmar Schacht, Karl Doenitz, Baldur von Schirach, Fritz Sauckel, e Albert Speer, seguiti da alcune informazioni biografiche.
Quinta pagina della lista degli imputati del Tribunale Militare Internazionale di Norimberga. La lista era contenuta nel programma ciclostilato distribuito durante i processi. In questa pagina si leggono i nomi di Albert Speer, Franz von Papen, Alfred Jodl, Konstantin von Neurath, Artur Seyss-Inquart, Erich Raeder, and Hans Fritzsche, seguiti da alcune informazioni biografiche.
La prima delle pagine contenenti la lista degli imputati ai processi del Tribunale Militare Internazionale di Norimberga. La lista era all'interno del programma ciclostilato distribuito durante i processi. In questa pagina si leggono i nomi di Herman Goering, Rudolf Hess, Joachim von Ribbentrop e Alfred Rosenberg, seguiti da alcune informazioni biografiche.
La fotografia ritrae lo stampo della porta di una camera a gas del campo di sterminio di Maidanek, vicino a Lublino, in Polonia. Questo stampo è stato commissionato dal Museo dell'Olocausto americano. Maidanek era un campo di concentramento adibito anche ai lavori forzati e allo sterminio. Ogni camera a gas del campo era dotata di una porta di metallo a chiusura ermetica, che veniva saldamente bloccata con un catenaccio prima dell'introduzione nella stanza del gas letale. Le SS potevano osservare l'intera…
Questi rotoli (uno proveniente dalla sinagoga di Vienna e l'altro da Marburg) contenenti la Torah, furono profanati durante la Notte dei Cristalli (Kristallnacht), il violento pogrom antisemita scoppiato il 9 e 10 novembre 1938. Il pogrom si propagò in tutta la Germania, che in quel periodo includeva l'Austria e la regione cecoslovacca dei Sudeti. I rotoli di questa fotografia furono recuperati da cittadini tedeschi che li custodirono fino a dopo la fine della guerra.
I sopravvissuti ai campi di concentramento non avevano più niente, inclusi beni fondamentali come le scarpe. Nel giugno o luglio del 1945, la Croce Rossa diede questi stivali dell'esercito statunitense a Jacob Polak, quando fu rimpatriato in Olanda.
Questa bambola, che risale agli anni '30, apparteneva a Zofia Burowska (Chorowicz) che l'ha donata alMuseo dell'Olocausto degli Stati Uniti. I suoi genitori le avevano dato la bambola prima della guerra e lei l'aveva tenuta anche mentre viveva nei ghetti di Wolbrun e di Cracovia, in Polonia. La bambola e alcuni altri beni della sua famiglia furono poi affidati ad alcuni amici non ebrei, affinché li custodissero. Zofia venne prima deportata in un campo destinato ai lavori forzati per Ebrei, vicino a…
Questa fascia bianca con una Stella di David ricamata in blu, da mettere al braccio, venne indossata da Dina Offman per tutto il periodo in cui visse nel ghetto di Stopnica, in Polonia, dal 1939 al 1941.
Questa fascia bianca con una Stella di David ricamata in blu, da mettere al braccio, venne indossata da Dina Offman per tutto il periodo in cui visse nel ghetto di Stopnica, in Polonia, dal 1939 al 1941.
Questa mappa accompagnava un rapporto tedesco segreto e non datato sull'eliminazione in massa degli Ebrei da parte della "Einsatzgruppen A" (Squadra della Morte Mobile A). Durante i Processi Internazionali di Norimberga, la mappa fu introdotta come prova a carico sia dal collegio accusatorio americano sia da quello inglese. Il documento - intitolato "Esecuzioni di Ebrei effettuate dalla Squadra della Morte A" e riportante il timbro "Questioni segrete del Reich" - mostra il numero di Ebrei uccisi…
Piantina dell'aula di tribunale. La pianta è contenuta nel programma ciclostilato che veniva distribuito durante i processi che si tenevano di fronte al Tribunale Militare Internazionale di Norimberga. 1945.
Valigia (1939 circa) usata da un profugo ebreo fuggito in Giappone dall’Europa occupata dai nazisti. Questa valigia è ricoperta da etichette delle numerose tappe del viaggio, tra cui una di un albergo di Mosca (in alto a sinistra), una della compagnia marittima NYK (in alto al centro) e sei di alberghi sparsi in tutto il Giappone. [Dalla mostra speciale dell’USHMM “Il volo verso la salvezza”.]
La persecuzione degli Ebrei e di altri gruppi era già tra le politiche del governo quando i nazisti salirono al potere nel 1933. Ma, dopo l’invasione tedesca della Polonia avvenuta il 1° settembre 1939, la guerra offrì l’opportunità e la motivazione per l’adozione di politiche naziste più estreme. L’80° anniversario dello scoppio della seconda guerra mondiale è un’occasione per riflettere su alcune domande fondamentali relative al ruolo della guerra. Quali possibilità furono create…
Mordecai Gebirtig, nato a Cracovia (Polonia) nel 1877, scriveva poesie e canzoni in Yiddish. Nel 1936 scrisse "Undzer shtetl brent!" dopo un pogrom che aveva avuto luogo nella città polacca di Przytyk. Durante la guerra, la canzone divenne molto popolare nel ghetto di Cracovia e ispirò molti giovani a prendere le armi contro i Nazisti. Oltre a venir cantata in molti altri ghetti e nei campi di concentramento, questa canzone venne anche tradotta in polacco e in molte altre lingue. Gebirtig venne ucciso…
Mordecai Gebirtig, autore di poesie e canzoni in Yiddish, era nato nel 1877 a Cracovia, in Polonia. Gebirtig fu confinato nel ghetto di Cracovia nel marzo 1942 e scrisse "La nostra primavera" nell'aprile dello stesso anno. Le parole descrivono la desolazione e la disperazione della vita nel ghetto.
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