Abraham era nato a Varsavia, capitale della Polonia, da genitori ebrei. Suo nonno possedeva una fabbrica di vestiario con annesso uno spaccio per la vendita al minuto, di cui si occupava suo padre. La famiglia viveva in un quartiere ebraico di Varsavia dove Abraham frequentava una scuola ebraica. La comunità degli Ebrei di Varsavia era la più grande d'Europa e costituiva quasi un terzo dell'intera popolazione della città.
1933-39: Dopo che cominciarono i bombardamenti a Varsavia, l'8 settembre del 1939, la mia famiglia si trovò ben presto a non avere abbastanza da mangiare. I negozi erano stati ridotti a cumuli di macerie e non avevamo né acqua né riscaldamento. Una volta, mentre stavo andando in cerca di cibo, stando attento a schivare le bombe tedesche, riuscii a rubare sette vasetti di sottaceti da una fabbrica lì vicino. Per diverse settimane la mia famiglia visse di riso e sottaceti. A causa della mancanza di acqua, poi, gli incendi causati dai bombardamenti erano totalmente incontrollabili. Quando la capitale si arrese, tutti tirammo un sospiro di sollievo.
1940-44: Nell'aprile del 1943 io mi trovavo nel ghetto di Varsavia, in un'area che era separata dal resto del quartiere da un muro e destinata ai lavori forzati. Durante la rivolta del ghetto vedevamo le fiamme, ed era una cosa incredibile, perché, da una parte, si vedevano strade intere che bruciavano e, dall'altra, i Polacchi che vivevano nella zona non-ebrea di Varsavia che si preparavano tranquillamente alla Pasqua. Quando i Nazisti liquidarono il ghetto, dopo la rivolta, mio padre e io ci trovammo tra quelli che dovevano essere deportati. Mentre marciavamo, i Polacchi stavano ai lati della strada, sui marciapiedi, osservando i nostri bagagli, e ci dicevano: "Tanto state andando a morire. Dateli a noi."
I Nazisti deportarono Abraham prima a Majdanek e poi in altri sette campi di concentramento, incluso Buchenwald. Il 30 aprile 1945, Abraham venne liberato durante un trasferimento che avrebbe dovuto portarlo a Dachau.
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