Welwel era uno dei sei figli di una famiglia ebrea di Kaluszyn, una cittadina circa 50 chilometri a est di Varsavia e con una popolazione prevalentemente ebrea. I suoi genitori erano molto religiosi e in casa si parlava Yiddish. Il padre di Welwel faceva il contabile per un grande proprietario terriero, ma dopo la sua morte la madre di Welwel dovette prendere in gestione un'edicola a Kaluszyn. Welwel si sposò quando non aveva ancora 30 anni e si trasferì a Varsavia con sua moglie Henia.
1933-39: La guerra è scoppiata tre mesi fa e molti Ebrei hanno lasciato Varsavia, scappando in massa verso est. Per la maggior parte però si è trattato di giovani e di persone di mezza età che avevano paura di venire deportati dai Tedeschi ai lavori forzati. Anch'io ho paura ma non posso proprio lasciare Henia e i nostri due figli, Miriam e Fiszel. Adesso i Tedeschi sono in città e rastrellano gli Ebrei per le strade per formare i gruppi di lavoro. Io cerco di starmene in casa il più possibile.
1940-43: Qualche settimana fa il ghetto, che è nel cuore del quartiere ebraico, è stato isolato dal resto della città. La nostra casa, in Via Gesia, è all'interno del ghetto e anche il mio negozio di alimentari, che è in Via Nowolipki. Solo piccole quantità di cibo possono essere portate legalmente all'interno del ghetto e così le mie scorte si sono ridotte parecchio. La maggior parte dei miei clienti acquista solo quei prodotti essenziali che ci permettono le nostre razioni da fame: pane, patate e questa specie di finto grasso per cucinare. Quelli di noi che hanno i mezzi integrano con prodotti comprati al mercato nero.
Welwel e la sua famiglia non sopravvissero alla guerra. Si pensa che siano stati deportati nel campo di sterminio di Treblinka nell'estate del 1942 o all'inizio del 1943.
Espandi l’immagineLa famiglia di Roza si era trasferita a Varsavia nel 1934. Lei aveva appena iniziato l'università quando la Germania invase la Polonia, nel 1939. Nel 1940 i Tedeschi isolarono definitivamente il ghetto di Varsavia dal resto della città; i suoi genitori vennero uccisi nel ghetto durante un rastrellamento. Roza invece riuscì a fuggire e a entrare in clandestinità. Dal suo nascondiglio, ella vide bruciare il ghetto durante la rivolta del 1943. Grazie a documenti falsi, Roza riuscì a farsi passare per una donna polacca di religione cattolica, Maria Kowalczyk, e come tale, nel giugno del 1943, venne caricata su un treno bestiame e deportata in Germania, dove lavorò in una fattoria fino alla liberazione, nel 1945.
Espandi l’immagineVladka apparteneva al movimento giovanile del Partito Socialista Ebraico. Inoltre, come membro dell'Organizzazione Combattente Ebraica (ZOB) Vladka lavorava per il movimento clandestino che operava dentro al ghetto di Varsavia. Nel dicembre del 1942, lasciò segretamente il ghetto e si recò nella parte polacca della città per cercare di procurarsi armi e trovare dei nascondigli sia per i bambini che per gli adulti. Diventò poi un corriere per la Resistenza ebraica e per gli Ebrei che si trovavano nei campi di concentramento, o negli altri ghetti, e anche per coloro che si nascondevano nei boschi.
Espandi l’immagineCresciuta in Polonia, nel sobborgo di Varsavia chiamato Praga, Leah divenne membro attivo del movimento giovanile Sionista Ha-Shomer ha-Tsa'ir. Quando la Germania invase la Polonia nel 1939, gli Ebrei furono obbligati a trasferirsi nel ghetto di Varsavia, che venne poi definitivamente separato dal resto della città nel novembre del 1940. Nel ghetto Leah viveva con un gruppo di membri del Ha-Shomer ha-Tsa'ir, ma nel settembre del 1941, lei e altri del gruppo fuggirono e si rifugiarono in una fattoria che apparteneva al Movimento e che si trovava a Zarki, vicino a Cestokowa, in Polonia. Nel maggio del 1942, Leah cominciò a lavorare come corriere per il movimento clandestino, usando falsi documenti polacchi e facendo la spola tra il ghetto di Cracovia e il vicino campo di Plaszow. Quando le condizioni generali peggiorarono, Leah fuggì a Tarnow, ma poco dopo decise di tornare a Cracovia. Leah continuò a fingersi polacca non-ebrea anche a Cestokowa e a Varsavia e operò come corriere per il Comitato Nazionale Ebraico e per l'Organizzazione Combattente Ebraica (ZOB). Successivamente, combatté con un'unità ebraica nell'Armia Ludowa (l'Esercito Popolare) durante la rivolta polacca a Varsavia del 1944. Leah venne infine liberata dalle forze sovietiche e dopo la guerra aiutò molti a lasciare la Polonia; infine, si trasferì prima in Israele e poi, definitivamente, negli Stati Uniti.
Espandi l’immagineCresciuta in Polonia, nel sobborgo di Varsavia chiamato Praga, Leah divenne membro attivo del movimento giovanile Sionista Ha-Shomer ha-Tsa'ir. Quando la Germania invase la Polonia nel 1939, gli Ebrei furono obbligati a trasferirsi nel ghetto di Varsavia, che venne poi definitivamente separato dal resto della città nel novembre del 1940. Nel ghetto Leah viveva con un gruppo di membri del Ha-Shomer ha-Tsa'ir, ma nel settembre del 1941, lei e altri del gruppo fuggirono e si rifugiarono in una fattoria che apparteneva al Movimento e che si trovava a Zarki, vicino a Cestokowa, in Polonia. Nel maggio del 1942, Leah cominciò a lavorare come corriere per il movimento clandestino, usando falsi documenti polacchi e facendo la spola tra il ghetto di Cracovia e il vicino campo di Plaszow. Quando le condizioni generali peggiorarono, Leah fuggì a Tarnow, ma poco dopo decise di tornare a Cracovia. Leah continuò a fingersi polacca non-ebrea anche a Cestokowa e a Varsavia e operò come corriere per il Comitato Nazionale Ebraico e per l'Organizzazione Combattente Ebraica (ZOB). Successivamente, combatté con un'unità ebraica nell'Armia Ludowa (l'Esercito Popolare) durante la rivolta polacca a Varsavia del 1944. Leah venne infine liberata dalle forze sovietiche e dopo la guerra aiutò molti a lasciare la Polonia; infine, si trasferì prima in Israele e poi, definitivamente, negli Stati Uniti.
Espandi l’immagineCome altri Ebrei, anche la famiglia Lewent venne confinata nel ghetto di Varsavia. Nel 1942, mentre Abraham rimaneva nascosto nel sottotetto, i Tedeschi catturarono sua madre e le sue sorelle in una retata: morirono tutte. Qualche tempo dopo, anche Abraham venne mandato ai lavori forzati, ma riuscì poi a fuggire e a tornare da suo padre, nel ghetto. Nel 1943, entrambi vennero deportati a Majdanek, dove il padre di Abraham morì. Successivamente, Abraham venne trasferito a Skarzysko, poi a Buchenwald, Schlieben, Bisingen e infine Dachau. Le truppe americane liberarono Abraham mentre i Tedeschi stavano evacuando i prigionieri.
Espandi l’immagineAbraham era nato a Varsavia, capitale della Polonia, da genitori ebrei. Suo nonno possedeva una fabbrica di vestiario con annesso uno spaccio per la vendita al minuto, di cui si occupava suo padre. La famiglia viveva in un quartiere ebraico di Varsavia dove Abraham frequentava una scuola ebraica. La comunità degli Ebrei di Varsavia era la più grande d'Europa e costituiva quasi un terzo dell'intera popolazione della città.
1933-39: Dopo che cominciarono i bombardamenti a Varsavia, l'8 settembre del 1939, la mia famiglia si trovò ben presto a non avere abbastanza da mangiare. I negozi erano stati ridotti a cumuli di macerie e non avevamo né acqua né riscaldamento. Una volta, mentre stavo andando in cerca di cibo, stando attento a schivare le bombe tedesche, riuscii a rubare sette vasetti di sottaceti da una fabbrica lì vicino. Per diverse settimane la mia famiglia visse di riso e sottaceti. A causa della mancanza di acqua, poi, gli incendi causati dai bombardamenti erano totalmente incontrollabili. Quando la capitale si arrese, tutti tirammo un sospiro di sollievo.
1940-44: Nell'aprile del 1943 io mi trovavo nel ghetto di Varsavia, in un'area che era separata dal resto del quartiere da un muro e destinata ai lavori forzati. Durante la rivolta del ghetto vedevamo le fiamme, ed era una cosa incredibile, perché, da una parte, si vedevano strade intere che bruciavano e, dall'altra, i Polacchi che vivevano nella zona non-ebrea di Varsavia che si preparavano tranquillamente alla Pasqua. Quando i Nazisti liquidarono il ghetto, dopo la rivolta, mio padre e io ci trovammo tra quelli che dovevano essere deportati. Mentre marciavamo, i Polacchi stavano ai lati della strada, sui marciapiedi, osservando i nostri bagagli, e ci dicevano: "Tanto state andando a morire. Dateli a noi."
I Nazisti deportarono Abraham prima a Majdanek e poi in altri sette campi di concentramento, incluso Buchenwald. Il 30 aprile 1945, Abraham venne liberato durante un trasferimento che avrebbe dovuto portarlo a Dachau.
Espandi l’immagineI genitori di Ethel erano Ebrei di Varsavia. Quando Ethel aveva 9 anni,la famiglia si trasferì nella cittadina di Mogielnica, circa 60 chilometri a sudovest della capitale. Il padre di Ethel trascorreva la maggior parte del suo tempo studiando i testi sacri, mentre la madre gestiva il negozio di liquori della famiglia. Ethel frequentava la scuola pubblica durante il giorno e prendeva lezioni private di religione alla sera.
1933-39: Ethel aveva sempre voluto diventare un'insegnante e quando ebbe 14 anni, dopo aver frequentato la scuola religiosa a Lodz, cominciò a insegnare a Kalisz, dove viveva suo fratello. Qui venne presentata da un sensale di matrimoni a Zalman Brokman il quale chiese il permesso di sposarla prima al rabbino e poi a suo padre. Zalman e Ethel si sposarono nel marzo del 1939. Quando la guerra cominciò, in settembre, Ethel ritornò a Mogielnica, incinta di sei mesi.
1940-44: Nel gennaio del 1940, Ethel diede alla luce un figlio mentre si trovava a Varsavia. Quando arrivò novembre, gli Ebrei della capitale si trovavano ormai già confinati nel ghetto. Per sopravvivere, il marito di Ethel scambiava oggetti d'oro con cibo e altri beni di prima necessità. Quando iniziarono le deportazioni di massa, alla fine del 1942, il marito di Ethel riuscì a comprare due macchine da cucire e ad ottenere così il permesso di rimanere e lavorare in una fabbrica che produceva vestiario militare. Ethel lavorò nella fabbrica finché anche questa non venne liquidata, nel 1943.
Nel maggio dello stesso anno, i lavoratori della fabbrica vennero deportati nel campo di lavoro di Trawniki vicino a Lublino. Di Ethel non si seppe mai più nulla.
Espandi l’immagineFela era la prima di due figli di una famiglia ebrea di Zakroczym, una cittadina sulla Vistola, vicino a Varsavia, dove suo padre era un avvocato molto rispettato. Da giovane Fela lavorò come disegnatrice di cappelli a Varsavia fino a quando, quasi trentenne, sposò Moshe Galek. La coppia si trasferì nella vicina città di Sochocin, dove il marito di Fela possedeva una fabbrica di bottoni di madreperla e dove nacquero le loro quattro figlie.
1933-39: Nel 1936 la famiglia Galek si trasferì a Varsavia, attratta dalla vita culturale della città. Quando la Germania invase la Polonia, il 1° settembre 1939, Moshe propose di fuggire in Palestina. Nonostante Fela fosse una fervente Sionista, si oppose all'idea di partire, principalmente perché preoccupata dalla prospettiva di cominciare una nuova vita in un altro luogo. Varsavia cadde il 28 settembre 1939; quando arrivò dicembre, Fela e la sua famiglia erano già stati costretti ad indossare i bracciali che li identificavano come Ebrei.
1940-43: I Galek vennero obbligati a trasferirsi nel ghetto di Varsavia nel novembre 1940, dove vissero in un'unica stanza, dividendo una casa con diverse altre famiglie. Il cibo era scarso e i giorni venivano trascorsi seduti in casa, chiacchierando. La famiglia riuscì a evitare le deportazioni di massa del 1942, ma fu presa nell'ultimo rastrellamento dell'aprile 1943, proprio prima che il ghetto venisse distrutto.
Durante la retata, Fela e Moshe vennero separati dai loro figli, messi in fila con altri adulti e giustiziati sommariamente.
Espandi l’immagineVladka apparteneva al movimento giovanile del Partito Socialista Ebraico e all'Organizzazione Combattente Ebraica (ZOB), con la quale partecipava alle operazioni clandestine all'interno del ghetto di Varsavia. Nel dicembre del 1942, lasciò segretamente il ghetto e si recò nella parte polacca della città per cercare di procurarsi armi e trovare dei nascondigli sia per i bambini che per gli adulti. Diventò poi un corriere per la Resistenza ebraica e per gli Ebrei che si trovavano nei campi di concentramento, o negli altri ghetti, così come per coloro che si nascondevano nei boschi.
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