Vladka apparteneva al movimento giovanile del Partito Socialista Ebraico e all'Organizzazione Combattente Ebraica (ZOB), con la quale partecipava alle operazioni clandestine all'interno del ghetto di Varsavia. Nel dicembre del 1942, lasciò segretamente il ghetto e si recò nella parte polacca della città per cercare di procurarsi armi e trovare dei nascondigli sia per i bambini che per gli adulti. Diventò poi un corriere per la Resistenza ebraica e per gli Ebrei che si trovavano nei campi di concentramento, o negli altri ghetti, così come per coloro che si nascondevano nei boschi.
Una notte, mentre mi trovavo lì, vidi le fiamme nel ghetto. E vidi anche delle immagini che sono come piantate nella mia testa: alcuni Ebrei che correvano da un posto all'altro e altri che saltavano giù dai palazzi, ma io vedevo tutto questo da una finestra e quindi non potevo fare nulla. Le fiamme erano divampate improvvisamente nel ghetto, perché i Tedeschi, visto che non riuscivano a controllare le strade, avevano cominciato a dare alle fiamme edificio dopo edificio. Cominciarono a bruciare i ghetti... cioè... gli edifici e quello fu l'inizio della rivolta che noi... cioè il piccolo gruppo che stava nella parte ariana... insomma... noi cercammo di prendervi parte. Cercammo prima di comunicare. Poi decidemmo anche di provare a entrare ghetto, per essere con loro ma fu tutto invano. Non c'era possibilità di comunicare. Noi vedemmo i carri armati andare e venire, dentro e fuori dal ghetto, e vedemmo entrare anche delle ambulanze. Poi sentimmo gli spari e in quel momento era... insomma, noi dovevamo far sapere a chi stava fuori cosa stava succedendo nel ghetto.
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