I Tedeschi invasero la Polonia nel 1939 e istituirono il ghetto a Varsavia nel 1940. Dopo che i suoi genitori furono deportati, Doris si nascose con sua sorella e altri parenti. La sorella di Doris e uno zio vennero poi uccisi e poco dopo lei apprese che anche i suoi genitori erano stati trucidati; più tardi, sua nonna si suicidò. Doris venne fatta uscire di nascosto dal ghetto e visse poi lavorando come cameriera e cuoca, fingendo di non essere Ebrea, ma venne alla fine deportata anche lei, nel campo di concentramento di Ravensbrueck. Al loro arrivo nel campo, Doris e il suo amico Pepi pensarono di uccidersi ingoiando del veleno, ma poi decisero di non farlo.
Quando ci portarono nei bagni, eravamo sicuri che saremmo morti. Ne eravamo convinti. Così pensammo che avevamo avuto l'occasione di prendere il veleno, ma che ormai non ce n'era più, e ci dicemmo che probabilmente non ci sarebbe voluto molto a morire, con il gas. Beh, fummo veramente sorpresi quando l'acqua cominciò a uscire dai tubi e noi...noi stavamo davvero sotto la doccia. C'era persino questo sapone grigiastro che sembrava pietra pomice, ma era meno duro; e niente gas. Allora noi facemmo la doccia e poi uscimmo dall'altra porta dell'edificio e lì ci diedero delle uniformi a righe; e allora capii perché avevamo pensato di prendere il veleno prima di entrare là dentro: perché ogni gruppo che era entrato prima di noi, una volta usciti ci sembrava fossero scomparsi perché, in effetti, non li riconoscevamo più. Erano stati rasati e obbligati a indossare quegli abiti a righe. Così, anche a noi vennero dati questi vestiti...e ci davano delle misure che non avevano senso: alcuni... alcuni grandi e grossi ricevevano uniformi minuscole. Altri, piccolini, ce l'avevano grande. Ma almeno eravamo vivi. Poi, ognuno ebbe il suo numero e un triangolo e venne assegnato a una baracca. Quando entrammo nella nostra vedemmo sulle pareti delle scritte in ebraico, nomi, messaggi... Molti erano in Yiddish, che io non conoscevo, ma Pepi sì e lei mi disse che erano nomi. Allora li lesse ad alta voce e così capii.... Io non sapevo leggere né scrivere [l'Yiddish] e lei mi disse che c'erano messaggi molto molto commoventi, spezzavano il cuore, con i nomi delle persone; per esempio, uno diceva "siamo stati qui, siamo stati gli ultimi, prima di voi. Dite agli altri di ricordarsi di noi". Era molto triste.
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