German soldiers direct artillery against a pocket of resistance during the Warsaw ghetto uprising.

Rivolta del Ghetto di Varsavia

Major deportations to killing centers, 1942-1944

Durante la Conferenza di Wannsee, tenutasi a Berlino nel gennaio 1942, le SS (la guardia speciale d'elite dello stato nazista) e i rappresentanti dei ministeri del governo tedesco stimarono che la Soluzione Finale (il piano nazista per l'eliminazione degli Ebrei d'Europa) avrebbe coinvolto 11 milioni di Ebrei, inclusi quelli di paesi in quel momento non occupati, come l'Irlanda, la Svezia, la Turchia e la Gran Bretagna. Molti degli Ebrei che vivevano in Germania e nelle zone europee occupate furono deportati tramite convogli ferroviari nei campi di sterminio situati nella Polonia occupata, dove vennero uccisi. I Tedeschi cercarono di celare le loro intenzioni riferendosi alle deportazioni come a "re-insediamenti a est"; alle vittime veniva detto che sarebbero state portate nei campi di lavoro, ma in realtà, a partire dal 1942, la deportazione significò per la maggior parte degli Ebrei un breve periodo di transito verso i campi di sterminio e poi la morte.

Attribuzione:
  • US Holocaust Memorial Museum

Tra il 22 luglio e il 12 settembre 1942, le autorità tedesche deportarono o uccisero circa 300.000 Ebrei che vivevano nel ghetto di Varsavia. Le SS e le unità di polizia deportarono 265.000 Ebrei nel campo di sterminio di Treblinka e 11.580 nei campi adibiti ai lavori forzati. I Tedeschi e il personale ausiliario uccisero più di 10.000 Ebrei nel ghetto di Varsavia durante le operazioni di deportazione. Le autorità tedesche diedero il permesso soltanto a 35.000 Ebrei di rimanere nel ghetto, ma più di 20.000 Ebrei vi rimasero clandestinamente. Per i 55.000/60.000 Ebrei rimasti nel ghetto di Varsavia, la deportazione sembrava inevitabile.

In risposta alle deportazioni, il 28 luglio 1942, diverse organizzazioni clandestine ebraiche crearono un'unità armata di autodifesa, nota con il nome di Organizzazione Combattente Ebraica (Zydowska Organizacja Bojowa; ZOB). Secondo stime approssimative, al momento della sua formazione, la ZOB aveva circa 200 membri. Il Partito revisionista (sionisti di destra conosciuti come Betar) formò un'altra organizzazione di resistenza, l'Unione Combattente Ebrea (Zydowski Zwiazek Wojskowy; ZZW). Nonostante le tensioni iniziali tra ZOB e ZZW, entrambi i gruppi decisero di collaborare per opporsi ai tentativi tedeschi di distruzione del ghetto. Nel corso della rivolta, la ZOB contava tra le sue file circa 500 combattenti mentre la ZZW ne aveva 250. Ogni tentativo di stabilire un contatto con il movimento armato clandestino polacco (Armia Krajowa, o Esercito Nazionale) fallì durante l'estate del 1942, ma ciò nonostante, nel mese di ottobre, la ZOB entrò in contatto con l'Esercito Nazionale e riuscì a ottenere un numero limitato di armi, soprattutto pistole ed esplosivi.

A seguito dell'ordine impartito nell'ottobre 1942 da Heinrich Himmler, il Reichsführer (comandante) delle SS, di liquidare il ghetto di Varsavia e deportare coloro ancora fisicamente abili nei campi per i lavori forzati del distretto di Lublino (nel Governatorato Generale), le SS tedesche e le unità di polizia ripresero le deportazioni di massa degli Ebrei da Varsavia, il 18 gennaio 1943. Un gruppo di combattenti Ebrei, armati di pistola, si infiltrò in una colonna di Ebrei costretti a raggiungere l'Umschlagplatz (punto di raccolta) e, al segnale stabilito, ruppe le righe e combatté contro le guardie tedesche. La maggior parte dei combattenti perse la vita durante la battaglia, ma l'attacco servì a disorientare i Tedeschi quanto bastò per dare agli Ebrei, in fila verso l'Umschlagplatz , la possibilità di disperdersi. Il 21 gennaio, dopo aver catturato dai 5.000 ai 6.500 residenti del ghetto che dovevano essere deportati, i Tedeschi sospesero le deportazioni. Incoraggiati dal successo apparente della Resistenza, convinta di aver fermato le deportazioni, i membri del ghetto cominciarono a costruire bunker e rifugi sotterranei per preparare una rivolta nel caso in cui i Tedeschi avessero tentato una deportazione finale di tutti gli Ebrei ancora nel ghetto, ormai ridimensionato.

Le forze tedesche avevano intenzione di cominciare le operazioni di liquidazione del ghetto di Varsavia il 19 aprile 1943, il giorno della vigilia della Pasqua ebraica. Quella mattina, quando le SS e le unità di polizia entrarono nel ghetto, trovarono le strade deserte. Quasi tutti i residenti del ghetto si erano nascosti nei rifugi o nei bunker. La ripresa delle deportazioni fu il segnale che scatenò la rivolta armata all'interno del ghetto.

Durante la rivolta del ghetto di Varsavia, i combattenti Ebrei furono guidati dal comandante della ZOB, Mordecai Anielewicz. Armati di pistole, granate (molte delle quali preparate in casa), qualche arma automatica e fucili, i combattenti della ZOB sorpresero i Tedeschi e il personale ausiliario durante il primo giorno di combattimenti, costringendo le forze tedesche a ritirarsi fuori dalle mura del ghetto. Il comandate generale tedesco delle SS, Jürgen Stroop, riferì la perdita di 12 uomini, uccisi o feriti durante il primo assalto al ghetto. Il terzo giorno di rivolta, le SS e le forze di polizia di Stroop cominciarono a radere al suolo il ghetto, edificio per edificio, per costringere il resto degli Ebrei a uscire. I combattenti della Resistenza ebraica risposero con assalti sporadici dai loro bunker, ma i Tedeschi rasero al suolo il ghetto in modo sistematico. Le forze tedesche uccisero Anielewicz e gli altri combattenti durante l'attacco al bunker di comando della ZOB, situato al numero 18 di Mila Street, che occuparono definitivamente l'8 maggio.

Sebbene le forze tedesche riuscirono a piegare la Resistenza armata pochi giorni dopo l'inizio della rivolta, sia singoli individui che gruppi di abitanti continuarono a nascondersi o a combattere contro i Tedeschi per quasi un mese.

Come simbolo della vittoria tedesca, Stroop ordinò la distruzione della Sinagoga Grande di via Tlomacki, il 16 maggio 1943. Anche il ghetto fu distrutto. Secondo il rapporto scritto da Stroop, durante la rivolta 56.065 Ebrei erano stati catturati e 631 bunker distrutti, mentre le sue unità avevano ucciso fino a 7.000 Ebrei. Le autorità tedesche deportarono circa altri 7.000 Ebrei da Varsavia al campo di sterminio di Treblinka, dove quasi tutti furono uccisi nelle camere a gas al loro arrivo. I Tedeschi poi deportarono circa altri 42.000 Ebrei sopravvissuti nel campo di concentramento di Lublino/Majdanek e nei campi per lavori forzati di Poniatowa, Trawniki, Budzyne Krasnik. Tranne qualche migliaia di lavoratori rimasti a Budzyn e Krasnik, le SS e le unità di polizia tedesca uccisero successivamente quasi tutti gli Ebrei deportati da Varsavia a Lublino/Majdanek, Poniatowa e Trawnik, nel novembre del 1943, nel quadro della "Operazione Festa del Raccolto" (Unternehmen Erntefest).

Secondo il programma tedesco, la liquidazione del ghetto di Varsavia avrebbe dovuto essere eseguita in tre giorni, ma i combattenti del ghetto riuscirono a resistere per più di un mese. Anche dopo la fine della rivolta, il 16 maggio 1943, singoli Ebrei nascosti tra le rovine del ghetto continuarono ad attaccare le pattuglie tedesche e il personale ausiliario. La rivolta del ghetto di Varsavia rappresentò la rivolta ebrea più estesa e simbolicamente più importante, nonché la prima rivolta urbana nell'Europa occupata dai Tedeschi. La resistenza di Varsavia inspirò altre rivolte nei ghetti, tra cui quelle di Bialystok e Minsk, e quelle nei campi di sterminio di Treblinka e Sobibor.

Oggi, per ricordare le vittime e i sopravvissuti dell'Olocausto, molte cerimonie di commemorazione avvengono proprio nei giorni in cui si svolse la rivolta nel ghetto di Varsavia.

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