Forced labor at a Siemens factory

Il ruolo delle élite delle aziende commerciali

La persecuzione degli ebrei e di altri gruppi non fu solo il risultato delle misure introdotte da Hitler e da altri fanatici nazisti. I leader nazisti pretesero l'aiuto attivo o la collaborazione di professionisti che lavoravano in diversi ambiti e che in molti casi non erano nazisti convinti. Tra questi professionisti ci furono i leader delle aziende. 

I leader delle aziende, i cui principali obiettivi erano il profitto e soprattutto la sopravvivenza delle loro aziende, furono complici della persecuzione degli ebrei, supportando e facilitando attivamente il licenziamento sia dei dirigenti che dei dipendenti ebrei e la “arianizzazione” delle aziende di proprietà di ebrei, nonché l’utilizzo del lavoro forzato durante la guerra.

"Aryanization" of Jewish-owned businesses: a formerly Jewish-owned store (Gummi Weil) expropriated and transferred to non-Jewish ...

"Arianizzazione" delle attività commerciali degli Ebrei: in questa fotografia si vede il negozio di un commerciante ebreo (Gummi Weil) espropriato e assegnato a nuovi proprietari non-ebrei (Stamm e Bassermann). Francoforte, Germania, 1938.

Attribuzione:
  • Bildarchiv Preussischer Kulturbesitz

Leader di banche, compagnie assicurative e altre attività commerciali e industriali presero parte alla persecuzione degli ebrei. Molti di loro ebbero un ruolo nella “arianizzazione” della società tedesca, nell’espropriazione delle risorse degli ebrei e nell’utilizzo dei lavori forzati durante la guerra.

All’inizio, le grandi banche e aziende tedesche si opposero, in alcuni casi, alla “arianizzazione”, spesso per motivi di interesse personale, tra cui il desiderio di tenere con sé colleghi competenti. Ma entro il 1937, molte aziende si erano adeguate alla legge che richiedeva il licenziamento di dirigenti, membri dei consigli di amministrazione e dipendenti ebrei. Alcune grandi banche e aziende trasferirono i loro dirigenti ebrei in filiali all’estero. Le grandi banche furono anche coinvolte nella “arianizzazione” di grandi aziende o aziende di import-export possedute da ebrei, in quanto ne gestivano i trasferimenti.

Avendo un po’ di margine di manovra, non tutte le banche agirono senza scrupoli. Le banche erano preoccupate che le banche “arianizzate” e altre aziende finissero nelle mani sbagliate, quindi non sempre trasferirono la proprietà all’offerente più basso, con il risultato che alcuni proprietari ebrei ricevettero un compenso migliore. In ogni caso, la ricerca del massimo profitto o la solidità a lungo termine e la sopravvivenza della banca o dell’azienda spesso rappresentarono motivazioni più importanti del pregiudizio nei confronti degli ebrei da parte di molti tedeschi nei settori commerciali.

Durante la guerra, specifiche aziende private diventarono complici dei crimini dell’Olocausto attraverso l’utilizzo del lavoro forzato. Circa mezzo milione di ebrei perse la vita a causa del lavoro forzato. Una delle più grandi aziende tedesche, I.G. Farben, gestiva una fabbrica di gomma e carburante sintetico vicino ad Auschwitz che impiegò più di 35.000 prigionieri. Di questi, almeno 27.000, la maggior parte dei quali ebrei, morirono a causa delle condizioni estreme. L’azienda Hugo Scheider si servì del lavoro forzato in uno stabilimento di munizioni nella Polonia occupata. Circa quattro quinti dei 25.000 ebrei che passarono dallo stabilimento di Skarzysko-Kamienna morirono a causa delle condizioni di lavoro estreme.

Altre aziende tedesche fornirono i prodotti usati nei centri di sterminino, ad esempio il pesticida Zyklon B prodotto da Degussa e i forni crematori prodotti da Topf & Sőhne. Dopo la guerra, i direttori di queste aziende provarono a prendere le distanze dai crimini, sostenendo di non essere stati a conoscenza dell’utilizzo finale dei loro prodotti.   

Zyklon B pellets found at the liberation of the Majdanek camp.

Sfere di Zyklon B ritrovate nel campo di Majdanek al momento della liberazione. Polonia, dopo il luglio 1944.

Attribuzione:
  • Instytut Pamieci Narodowej

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