German publication on multiracial children in the Rhineland

Persecuzione dei Neri in Germania

Quando i nazisti salirono al potere nel 1933, in Germania vivevano diverse migliaia di Neri. Il regime nazista li prese di mira e li perseguitò in quanto i nazisti ritenevano che fossero di razza inferiore. Anche se non esisteva un programma centralizzato e sistematico che prendesse di mira le persone nere con l’obiettivo di eliminarle, molte di queste furono comunque imprigionate, sterilizzate e uccise dai nazisti.

Eventi principali

  • 1

    I nazisti perseguitarono e discriminarono le persone nere in Germania e le leggi razziali del regime limitarono le loro opportunità sociali ed economiche.

  • 2

    Il regime nazista obbligò alla sterilizzazione un numero imprecisato di persone nere e multirazziali, tra cui 385 bambini multirazziali della Renania (chiamati in modo dispregiativo “bastardi della Renania”).

  • 3

    Non ci fu un’ondata di arresti coordinati che prese di mira i Neri in Germania. Tuttavia, molti furono imprigionate in strutture per i poveri, o nelle prigioni, negli ospedali, nelle strutture psichiatriche e nei campi di concentramento.

Introduzione

Quando Adolf Hitler e i nazisti salirono al potere nel 1933, in Germania vivevano diverse migliaia di Neri. Il regime nazista li discriminava perché i nazisti ritenevano che fossero di razza inferiore. Durante l’epoca nazista (1933~1945), i nazisti si servirono delle leggi e delle politiche razziali per limitare le opportunità economiche e sociali delle persone nere in Germania. Inoltre, perseguitarono, imprigionarono, sterilizzarono e uccisero un numero sconosciuto di persone nere.

Le origini della comunità nera tedesca prima della Prima Guerra Mondiale

Prima della Prima Guerra Mondiale, diverse migliaia di Neri erano immigrati in Germania dall’Africa, dall’America del Nord, dal Sudamerica e dai Caraibi. Quasi tutte quelle persone erano uomini e un numero significativo veniva dalle colonie africane tedesche, in particolare dal Camerun. Durante il periodo coloniale, i tedeschi imposero restrizioni severe sull’immigrazione dalle colonie. Le autorità tedesche volevano limitare il numero di Neri residenti permanentemente in Germania e limitare la crescita della popolazione nera.

Nonostante le restrizioni, molti uomini neri provenienti dalle colonie, e non solo, emigrarono in Germania per imparare a commerciare e alla ricerca di altre attività lavorative. Essi cercavano anche opportunità formative come apprendisti e studenti, o lavoravano come domestici e marinai. Un numero significativo si trasferì in Germania per lavorare in esibizioni pubbliche chiamate zoo umani, in condizioni di vero sfruttamento.

La maggior parte delle persone nere che si recava in Germania aveva l’intenzione di trasferirsi per un breve periodo di tempo. La maggior parte degli uomini neri e delle donne nere che si trasferirono in Germania infatti tornarono a casa prima della Prima Guerra Mondiale (1914~1918). Solo una minoranza decise di restare. Tuttavia, alcune persone nere che non avevano pianificato di restare in Germania restarono intrappolate a causa della guerra. Lo scoppio delle ostilità internazionali nel 1914 limitò i viaggi e le migrazioni internazionali in Europa e non solo.

Anche dopo la fine della Prima Guerra Mondiale nel 1918, la maggior parte delle persone provenienti dalle ex colonie tedesche non poté facilmente tornare al proprio paese d’origine o trasferirsi all’estero. Questo era dovuto al fatto che la Germania aveva perso le sue colonie negli accordi di pace successivi alla guerra. Nel nuovo ordine del dopoguerra, le persone provenienti dalle ex colonie tedesche non avevano né la cittadinanza tedesca né accesso ai passaporti o ai documenti di viaggio ed erano bloccati in Germania (ai tempi Repubblica di Weimar) la quale non aveva più alcun collegamento ufficiale con le sue ex colonie.

Residenti neri in Germania durante la Repubblica di Weimar (1918~1933)

Slide shown during lectures at the State Academy for Race and Health in Dresden

La figlia di una donna tedesca bianca e di un soldato francese nero fotografata insieme alle compagne di classe. Monaco, 1936. Questa diapositiva era inclusa nelle lezioni di genetica, etnologia e selezione razziale alla State Academy for Race and Health di Dresda, in Germania.

Attribuzione:
  • Library of Congress

Durante la Repubblica di Weimar, in Germania viveva una piccola comunità nera, principalmente formata da uomini, i cui membri erano immigrati in Germania prima della Prima Guerra Mondiale. Entro l’inizio degli anni Venti, molti di questi uomini avevano conosciuto e sposato donne tedesche locali e avevano messo su famiglia. Molte famiglie afro tedesche vivevano vicino a grandi città, come Berlino e Amburgo, ma anche Monaco, Hannover e Wiesbaden.

Marginalizzazione nella società tedesca di Weimar

Il razzismo era un fatto quotidiano nella vita delle persone nere nella Germania della Repubblica di Weimar. Per questo motivo, era difficile per loro trovare un lavoro; la situazione fu resa ancora più grave dalla Grande Depressione. Le donne bianche tedesche che avevano sposato uomini neri spesso erano emarginate e, pertanto, anche per loro era difficile trovare lavoro. Spesso le persone nere erano emarginate anche all’interno delle loro stesse famiglie allargate. Ad esempio, Theodor Wonja Michael, nato nel 1925 da padre nero del Camerun e madre bianca tedesca, ricorda come suo padre fosse un “argomento tabù” per la famiglia di sua madre.

La mancanza di cittadinanza era un problema fondamentale per le famiglie afro tedesche. A causa della complessità della cittadinanza tedesca all’epoca, la maggior parte degli uomini neri non erano cittadini tedeschi. Questo influenzava le vite delle loro mogli e dei loro figli, in quanto la loro cittadinanza dipendeva da quella del marito e del padre. Senza cittadinanza, gli uomini neri, le loro mogli e i loro figli non potevano integrarsi completamente nella vita economica, sociale e politica della Germania.

Artisti neri e cultura di Weimar

Anche se la comunità nera in Germania era piccola ed emarginata, non era una presenza sconosciuta. Negli anni Venti, le persone nere in Germania erano particolarmente visibili in quanto facevano parte della vita culturale, vivace e innovativa, della Repubblica di Weimar. Il crescente interesse dei tedeschi per la musica e gli spettacoli afroamericani offrì nuove opportunità alle persone nere di esibirsi, a prescindere che fossero afroamericane o no. Si esibivano in teatri, circhi, film ed eventi musicali dal vivo in nightclub e cabaret.

I “bastardi della Renania”: bambini multirazziali in Renania

German publication on multiracial children in the Rhineland

Immagini tratte da una pubblicazione tedesca sull’occupazione della Renania (1918~1930), una regione della Germania occidentale, e sui bambini multirazziali nati da madri tedesche bianche e soldati neri. Data di pubblicazione: 1936~1939.

Attribuzione:
  • Library of Congress

Durante l’epoca di Weimar, c’erano anche circa 600~800 bambini e bambine multirazziali nati in Renania, una regione della Germania occidentale. La stampa tedesca faceva riferimento a questi bambini in modo dispregiativo etichettandoli come i “bastardi della Renania” (“Rheinlandbastarde”). Le loro madri erano donne bianche tedesche e i loro padri erano principalmente soldati francesi provenienti dalle colonie e che avevano preso parte alla grande occupazione militare della Renania da parte degli Alleati (1918~1930). Anche se molti di questi soldati venivano dall’Africa del Nord o dall’Asia, nei discorsi pubblici erano etichettati tutti come di razza nera.

Questi bambini avevano una posizione ambigua nella società tedesca di Weimar a causa delle loro origini interrazziali. Spesso erano discriminati a causa dei loro padri e del loro aspetto fisico. Tuttavia, non erano totalmente emarginati. Molti avevano ottenuto la cittadinanza tedesca grazie alla madre anche se questa non era sposata. A livello sociale, però, questi bambini e queste bambine spesso erano ostracizzati e subivano forme di razzismo da parte dei loro vicini, dei loro compagni di classe e addirittura all’interno delle loro famiglie. Alcuni rimasero con le loro madri o le loro famiglie, mentre altri furono messi in istituti per l’infanzia o adottati.

Persone nere sotto il regime nazista (1933~1945)

Quando salirono al potere nel 1933, Adolf Hitler e il partito nazista iniziarono a mettere in pratica le loro idee false e discriminatorie sulla razza, e a promulgare leggi che si basavano su quelle idee. I nazisti volevano creare una razza tedesca pura e ritenevano che i tedeschi appartenessero alla presunta razza superiore “ariana”. Presero di mira gli ebrei, i rom e le persone nere in quanto “non ariani” e in quanto appartenenti alle presunte razze inferiori. I nazisti approvarono leggi che limitavano i diritti dei tedeschi non ariani. Tali leggi avevano principalmente lo scopo di escludere gli ebrei, ma si applicavano anche alle persone nere e ai rom.

Per i tedeschi neri, l’epoca nazista fu un periodo di persecuzioni, marginalizzazione e isolamento sempre più aspri. Anche se avevano dovuto fare i conti con il razzismo dell’epoca di Weimar, il razzismo istituzionalizzato del regime nazista rese la vita delle persone nere e delle loro famiglie ancora più difficile e precaria. Di conseguenza, i Neri in Germania videro la salita al potere dei nazisti come un punto di svolta nelle loro vite.

I nazisti perseguitarono le persone nere in Germania non solo per la loro razza ma anche per altri motivi, tra cui motivi politici. Ad esempio, Hilarius “Lari” Gilges (nato nel 1909) era un ballerino tedesco nero e attivista comunista di Düsseldorf, in Germania. I nazisti lo uccisero il 20 giugno 1933 e lasciarono il suo corpo in strada. L’omicidio di Gilges fu commesso nei primi mesi del regime nazista, quando i tedeschi cercavano di distruggere il movimento comunista tedesco.

L’ideologia razzista nazista permeava tutti gli aspetti della vita in Germania. Molti tedeschi abbracciarono quell’ideologia e discriminarono apertamente le persone nere di propria iniziativa. Di conseguenza, per le persone nere diventò sempre più difficile trovare e mantenere un lavoro. Colleghi e capi erano riluttanti a lavorare con persone il cui colore della pelle le rendeva estranee alla comunità razziale nazista. Licenziamenti, sfratti e povertà erano all’ordine del giorno. Alcune persone nere ricordano la vita nella Germania nazista come un’epoca in cui persone sconosciute sputavano loro addosso e le insultavano per la loro razza in totale impunità.

La legge per il ripristino del servizio civile professionale

Fu chiaro fin da subito che il regime nazista intendeva escludere ufficialmente le persone nere dalla società tedesca.

Nell’aprile del 1933, la legge per il ripristino del servizio civile professionale rimosse le persone di “discendenza non ariana” dal servizio civile tedesco. Il decreto definiva vagamente come identificare esattamente le persone di “discendenza non ariana”. L’intenzione di escludere gli ebrei era ovvia, ma i decreti successivi chiarirono che la legge si applicava anche alle persone nere e ai rom. In pratica, relativamente poche persone nere furono colpite direttamente dalla legge, perché solo i cittadini potevano prestare servizio civile, e la maggior parte dei Neri che aveva la cittadinanza era ancora troppo giovane per prestare servizio civile. Tuttavia, il decreto e le successive restrizioni sulla base della razza limitavano seriamente le opportunità lavorative e le possibilità di fare carriera. Inoltre, rese chiaro che i nazisti non consideravano le persone nere come parte della comunità nazionale tedesca (Volksgemeinschaft).

Le Leggi di Norimberga sulla razza

Nel settembre del 1935, il regime nazista annunciò le Leggi razziali di Norimberga, che tradussero in legge le idee naziste sulla razza. Tali leggi prendevano di mira principalmente gli ebrei. Tuttavia, a partire dal novembre del 1935, le Leggi di Norimberga furono applicate anche ai rom e alle persone nere, a cui il regime faceva riferimento in modo dispregiativo come “Gli zingari, i negri e i loro bastardi” (“Zigeuner, Neger und ihre Bastarde”).

Le Leggi di Norimberga sulla razza erano due. La prima, la Legge per la Cittadinanza del Reich, definiva il cittadino tedesco come una persona di “sangue tedesco o affine” e il suo obiettivo era escludere dai diritti politici in Germania le persone che il regime considerava di razza inferiore (in particolare gli ebrei, i rom e le persone nere). 

La seconda era la Legge per la Protezione del Sangue e dell’Onore Tedeschi. Questa legge vietava i matrimoni e le relazioni sessuali tra razze diverse o ciò che era definito come “contaminazione razziale” (Rassenschande). La legge vietava i futuri matrimoni e le relazioni sessuali tra ebrei e persone di “sangue tedesco o affine”. Un emendamento successivo della legge vietava alle persone nere in Germania di sposare “persone di sangue tedesco o affine”. L’obiettivo era impedire ai Neri di sposarsi e avere figli con i tedeschi.

Persecuzione e discriminazione delle coppie interrazziali nelle Germania nazista

Le Leggi di Norimberga sulla razza resero particolarmente difficile per le persone nere in Germania sposarsi, crearsi una famiglia o costruirsi un futuro. Le leggi colpirono particolarmente le persone in età riproduttiva e da matrimonio. Anche se il matrimonio tra persone nere era legale, le coppie nere erano rare poiché la comunità nera era piccola.

Nonostante le Leggi di Norimberga, alcune persone nere e alcuni tedeschi “ariani” vissero comunque delle relazioni romantiche, che tuttavia erano pericolose per entrambi i partner, in particolare se decidevano di provare a sposarsi legalmente. Nella Germania nazista, a tutti era richiesto di ottenere il permesso per sposarsi. Quando delle coppie interrazziali presentavano la domanda per ottenere il permesso, la loro richiesta veniva costantemente rifiutata per motivi razziali. Tali domande portavano le relazioni interrazziali in questione all’attenzione delle autorità governative e questo spesso comportava delle conseguenze tragiche. In diversi casi, le domande di matrimonio comportarono molestie, sterilizzazioni o la rottura della relazione.

Le coppie legalmente sposate prima delle Leggi di Norimberga furono prese di mira dal regime nazista. Il regime fece pressione sulle donne tedesche bianche affinché divorziassero dai loro mariti neri. Le coppie interrazziali e i loro figli spesso venivano umiliati e addirittura aggrediti quando si presentavano insieme in pubblico. Ad esempio, i giornalisti nazisti di Francoforte derisero e svilirono ripetutamente Dualla Misipo, un uomo camerunese, e la sua famiglia afro tedesca, sulle pagine del giornale di partito locale. Né lui né sua moglie, bianca e tedesca, furono in grado di guadagnarsi da vivere.

Ci sono almeno due casi conosciuti per cui uomini neri sono stati puniti almeno in parte perché avevano avuto relazioni sessuali con donne bianche tedesche.

Esclusione dei bambini neri da scuola

Come i loro genitori, molti bambini neri in Germania vissero l’epoca nazista come un periodo di estrema solitudine, isolamento ed esclusione. Alcuni bambini neri si sentivano tedeschi e volevano prendere parte all’eccitazione generale del resto del paese. Tuttavia, nell’ideologia razziale nazista non c’era spazio per i bambini afrotedeschi. Hans Massaquoi, figlio di padre liberiano e madre tedesca, ricorda quando la sua classe si recò a una parata dove Adolf Hitler sarebbe comparso in pubblico.

“Avremo la possibilità di vedere [Hitler] con i nostri occhi... Eccomi lì, un bambino di otto anni dai capelli crespi e la pelle marrone in mezzo a un mare di bambini biondi con gli occhi blu, pieno di patriottismo da bambino, ancora protetto dalla mia beata ignoranza. Come tutti intorno a me, acclamavo l’uomo che dedicava tutta la sua vita alla distruzione delle “persone non ariane inferiori” come me.” 

Hans J. Massaquoi, Destined to Witness: Growing up Black in Nazi Germany.

Per i bambini neri nella Germania nazista le scuole diventarono luoghi di umiliazione. I bambini neri spesso venivano denigrati durante le lezioni di scienza della razza e ridicolizzati dagli insegnanti che sostenevano i nazisti.

Così come la nazificazione del sistema educativo limitò pesantemente il diritto dei bambini ebrei di andare a scuola, nel corso degli anni Trenta essa colpì anche i bambini neri. Alcuni studenti neri furono espulsi e non poterono completare i loro studi. Solo poche scuole private accettavano studenti neri. Trovare un apprendistato, che in Germania era fondamentale per trovare un impiego, diventò sempre più difficile.

Inizialmente la discriminazione nei confronti dei bambini in età scolare fu un’iniziativa locale. Tuttavia, quando i nazisti assunsero un controllo maggiore del sistema scolastico, introdussero dei divieti ufficiali. Nel novembre del 1938, dopo la Kristallnacht (Notte dei cristalli), il regime nazista vietò completamente a tutti i bambini ebrei di frequentare la scuola pubblica tedesca. Nel marzo del 1941, il regime nazista escluse ufficialmente anche i bambini neri e rom dalla scuola pubblica.

Sterilizzazione forzata delle persone nere nella Germania nazista

I nazisti si servirono della sterilizzazione forzata per perseguitare le persone nere in Germania, in particolare i bambini multirazziali della Renania.

La sterilizzazione è una procedura che rende una persona incapace di procreare o di partorire. Oggi, la sterilizzazione forzata è punibile come crimine di guerra o come crimine contro l’umanità ai sensi della legge internazionale. I nazisti sterilizzarono forzatamente centinaia di migliaia di persone, tra cui persone con disabilità, rom e persone nere. I nazisti ritenevano che queste persone fossero una minaccia per la salute, la forza e la purezza della razza ariana.

Il regime nazista sterilizzò forzatamente centinaia di persone nere perché i nazisti cercavano di prevenire quella che consideravano la “contaminazione razziale”. Pertanto, oltre ad approvare le Leggi di Norimberga per prevenire i matrimoni interrazziali, il regime nazista si servì della sterilizzazione forzata per prevenire la creazione di generazioni future di persone nere in Germania.

Alcune persone nere nella Germania nazista furono sterilizzate su sentenza del tribunale, ai sensi della “Legge sulla prevenzione della nascita di persone affette da malattie ereditarie” del 1933 (“Legge sulla salute ereditaria”). La legge ordinava la sterilizzazione forzata degli individui affetti da alcune disabilità fisiche e mentali, tra cui le persone che rientravano nella categoria “minderwertig” (razzialmente inferiori) o delle persone “non lucide di mente”, considerate malate. Un piccolo numero di persone nere rientrava tra le circa 400.000 persone tedesche sterilizzate ai sensi di questa legge. Ad esempio, Ferdinand Allen, figlio di padre nero inglese e di madre bianca tedesca, soffriva di epilessia ed era in cura presso una struttura. L’epilessia rientrava nei casi indicati dalla legge, per cui fu sterilizzato, in seguito a sentenza del tribunale, nel 1935. Il 15 maggio del 1941, i nazisti uccisero Allen a Bernburg nell’ambito del programma T4 (il programma nazista di omicidio di massa che prendeva di mira le persone con disabilità).

I nazisti sterilizzarono anche alcune persone nere in Germania esclusivamente per la loro razza. Negli anni Trenta, un programma segreto della Gestapo coordinò la sterilizzazione forzata dei bambini multirazziali della Renania. Nell’ambito del programma, entro la fine del 1937 i dottori avevano sterilizzato forzatamente almeno 385 bambini e adolescenti. Poiché non esisteva una base legale per la sterilizzazione, i dottori fecero pressione sulle loro famiglie affinché acconsentissero alla procedura. Durante la Seconda Guerra Mondiale, il regime nazista sterilizzò forzatamente altre persone nere in Germania, spesso senza alcuna base legale. Le sterilizzazioni prendevano di mira in particolare gli adolescenti neri e multirazziali nati in Germania che secondo i nazisti erano nell’età della pubertà o erano già sessualmente attivi.

Adattarsi alla vita sotto il regime nazista: la recitazione come fonte di reddito

Molte delle persone nere che vivevano in Germania nel 1933, quando i nazisti salirono al potere, restarono intrappolate nel Paese per tutto il periodo nazista. Anche se alcuni avevano provato a lasciare il paese, per la grande maggioranza ciò non fu possibile. Molti Neri in Germania non potevano ricevere un visto per altri paesi o immigrare legalmente altrove a causa di problemi legati alla cittadinanza. Alle persone nere in Germania non restava che adattarsi alla vita sotto il regime nazista.

Tuttavia, le restrizioni economiche e sociali imposte ai Neri rendevano la vita di tutti i giorni complicata e instabile. Per le persone nere diventò praticamente impossibile guadagnarsi da vivere e provvedere alla propria famiglia. Per molte persone appartenenti alla comunità nera, lavorare come attori e nell’industria dell’intrattenimento era una delle poche opzioni plausibili. Tuttavia, anche questa professione costituiva una fonte di reddito instabile in epoca nazista. La nazificazione della vita culturale tedesca limitò pesantemente le opzioni a disposizione degli uomini neri e delle donne nere per guadagnarsi da vivere come attori.

In risposta alle ridotte opportunità di lavoro, nel 1934, il togolese Kwassi Bruce co-creò il German Africa Show. Il German Africa Show era uno show itinerante, caratterizzato da una componente etnografica e una di intrattenimento e fornì un reddito a diversi attori neri. I nazisti usarono lo show per promuovere la causa per la riconquista delle colonie africane tedesche, che la Germania aveva perso alla fine della Prima Guerra Mondiale. Il regime nazista chiuse lo show nel 1940.

Nel 1941, il regime nazista introdusse un divieto ufficiale che proibiva agli attori neri di esibirsi in pubblico. Un’eccezione degna di nota fu fatta per l’industria cinematografica. A uomini, donne e bambini neri fu concesso di comparire nei film della propaganda che servivano lo scopo della promozione del nazismo nel mondo. Persone nere (tra cui i prigionieri di guerra neri) comparvero nel film Carl Peters (1941), un film biografico di un amministratore coloniale tedesco che sosteneva il colonialismo e ne giustificava la brutalità.

Prigionia delle persone nere nei campi di concentramento e in altri luoghi durante la guerra

Durante la Seconda guerra mondiale, le politiche naziste contro le persone nere diventarono più estreme. Ciò avvenne nel contesto di una maggiore radicalizzazione delle politiche naziste contro i presunti nemici razziali e politici. A causa delle politiche e delle leggi che inasprirono la discriminazione e il razzismo in Germania, molte persone nere furono imprigionate in ricoveri, ospedali, strutture psichiatriche e campi di concentramento.

Le esperienze documentate di persone nere imprigionate nei campi di concentramento sono molteplici. Tra queste persone ci furono Mahjub bin Adam Mohamed (Bayume Mohamed Husen) che fu imprigionato e ucciso a Sachsenhausen, Gert Schramm imprigionato a Buchenwald, Martha Ndumbe imprigionata e uccisa a Ravensbrück ed Erika Ngando imprigionata a Ravensbrück. Alcuni di loro, tra cui Husen e Ndumbe, morirono nei campi. Altri riuscirono a sopravvivere e lasciarono autobiografie e testimonianze della loro esperienza. Negli anni passati, diverse targhe commemorative chiamate Stolpersteine (letteralmente “pietre di inciampo”) dedicate alle vittime nere della persecuzione e degli omicidi nazisti sono state affisse in Germania.

Gli studiosi continuano a fare ricerche e a scoprire le storie di persone nere vittime della persecuzione nazista. Le loro storie hanno aiutato a fare luce non solo sulle esperienze dei Neri sotto il regime nazista, ma anche sull’impatto a lungo termine e sulle tragiche conseguenze dell’ideologia nazista per individui e per intere comunità.

Note a piè di pagina

  1. Footnote reference1.

    Dal 1884/5 al 1918, la Germania controllava quattro colonie in Africa: Togo (oggi Togo e parte del Ghana); Camerun (Camerun e parte del Gabon, Repubblica del Congo, Repubblica Centrafricana, Ciad e Nigeria); Africa sud-occidentale tedesca (Namibia); e Africa orientale tedesca (Tanzania, Burundi, parte del Mozambico e, per un breve periodo, Zanzibar).

  2. Footnote reference2.

    Gli zoo umani erano esibizioni in cui persone non europee venivano sfruttate e messe in mostra per dimostrare le loro tradizioni e i loro costumi a un pubblico di persone bianche. Ben lontani dal mostrare come fosse la vita nelle colonie africane tedesche e altri presunti luoghi “esotici”, gli zoo umani presentavano una realtà distorta, imprecisa, viziata da pregiudizi, razzista e falsa degli africani e di altre persone. Tuttavia, gli zoo umani costituivano un business enorme che traeva profitto dallo sfruttamento di categorie di persone e di stereotipi. Furono una forma di intrattenimento popolare nel XIX secolo e all’inizio del XX secolo in Europa.

  3. Footnote reference3.

    Prima della Prima Guerra Mondiale, gli africani delle colonie tedesche erano considerati sudditi coloniali e non cittadini. Dopo la Prima Guerra Mondiale (1914~1918), quando la Germania perse le sue colonie negli accordi di pace del dopoguerra, questi ex sudditi coloniali non ebbero più uno stato. 

  4. Footnote reference4.

    Nel caso di un bambino nato da una donna non sposata, la legge sulla cittadinanza tedesca stabiliva che il bambino ereditasse la cittadinanza della madre. Questo era il caso di molti, se non di tutti, i bambini multirazziali in Renania.

  5. Footnote reference5.

    Hans J. Massaquoi, Destined to Witness: Growing up Black in Nazi Germany (New York: W. Morrow, 1999), 1-2.

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