Cecilie era la più piccola di sei figli di una famiglia ebrea molto religiosa della media borghesia. Nel 1939 l'Ungheria occupò la zona della Cecoslovacchia dove viveva Cecilie e diversi membri della sua famiglia vennero imprigionati. Nel 1944 i Tedeschi occuparono a loro volta l'Ungheria e Cecilie e la sua famigia prima furono costretti a trasferirsi nel ghetto di Huszt, poi vennero deportati ad Auschwitz. Cecilie e sua sorella vennero scelte per i lavori forzati mentre il resto della famiglia fu immediatamente mandata nelle camere a gas. Cecilie fu poi trasferita in diversi altri campi per lavorare nelle fabbriche. Le forze alleate la liberarono nel 1945. Dopo la guerra poté riunirsi al suo fidanzato con il quale poi si sposò.
Ci fecero marciare fino a un edificio molto grande che aveva delle docce e lì ci dissero di spogliarci. Io ero giovane e vanitosa e mi vestivo sempre con gli abiti migliori: il mio cappotto bello, il mio vestito più elegante. Così li piegai tutti insieme per bene, quando mi spogliai; e poi, ecco che arriva questa Kapò e li butta da parte. Allora io le dico "Sono i miei vestiti!" e lei "Sì, ma non ne avrai più bisogno". Allora io mi spaventai moltissimo perché non sapevo cosa volesse dire. Poi, quando fummo tutti spogliati, ci ordinarono ... a tutte... di salire su uno sgabello e poi ci depilarono. Prima ci tagliarono i capelli, ma poi ci depilarono anche le parti intime. A quel punto sembravamo... insomma... non ci riconoscevamo neanche più, senza vestiti e completamenete rasate. Poi ci spinsero in quelle... quelle docce e prima aprirono l'acqua bollente, così noi scappammo da sotto la doccia, per non scottarci; ma le SS e i Kapò ci picchiarono per costringerci a tornare indietro. Poi aprirono l'acqua gelata, che faceva esattamente lo stesso effetto; e poi, finalmente, la doccia finì. Diedero a ognuna di noi un vestito che, ovviamente, non era della giusta misura: alcune lo ebbero troppo grande, altre troppo piccolo. Non ci diedero... non ci diedero niente, di biancheria intima, né il reggiseno, né le mutandine; solo quell'unico abito.
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