Nel 1952 Sam fu obbligato a trasferirsi nel ghetto della sua città natale e assegnato ai lavori forzati in una fabbrica di munizioni. Nel 1944 fu portato ad Auschwitz e obbligato a lavorare in una fabbrica che produceva treni. Sopravvisse otto giorni durante una marcia forzata organizzata dai Nazisti per l'evacuazione di Auschwitz. Fu liberato dalle unità sovietiche nel gennaio del 1945, quindi visse in un campo profughi in Germania dove lavorò per l'Agenzia per il Soccorso e la Riabilitazione delle Nazioni Unite. Nel 1947, emigrò negli Stati Uniti.
Quando salimmo sulla nave, la prima cosa che chiedemmo ai nostri compagni Americani fu, "Quando ci danno i nostri buoni pasto?" perché eravamo stati abituati, per anni, ad avere buoni pasto. Uno ci disse: "Non preoccupatevi. Avrete da mangiare più che a sufficienza"; ma noi non gli credemmo. Però mi ricordo la prima cena sulla nave, dopo la partenza. Eravamo tutti seduti intorno ai tavoli sui quali c'era tanto cibo e tanto pane. Ci riempimmo le tasche perché non riuscivamo a credere che ci fosse tanto da mangiare, che ci fosse abbastanza per tutti e che potessimo mangiare quanto volevamo. C'era anche una coppia di anziani sulla nave ed entrambi svennero per il troppo cibo che avevano mangiato. E mi ricordo che anch'io dopo quel primo pasto non riuscii più a mangiare per almeno tre giorni. Mi sentivo male e non riuscivo a concepire che nel mondo ci fosse così tanto da mangiare e noi invece avevamo rischiato di morire di fame.
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