La politica britannica di pacificazione con Hitler e la Germania nazista
La pacificazione è una strategia diplomatica che prevede concessioni a una potenza straniera aggressiva con lo scopo di evitare la guerra. È comunemente associata al primo ministro britannico Neville Chamberlain, in carica dal 1937 al 1940. Negli anni Trenta, il governo britannico perseguì una politica di pacificazione nei confronti della Germania nazista. Oggi, quella strategia di pacificazione è considerata un fallimento, poiché non fu in grado di scongiurare la Seconda Guerra Mondiale.
Eventi principali
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Quella della pacificazione era una strategia pragmatica che rifletteva le preoccupazioni interne del governo britannico e la sua filosofia diplomatica negli anni Trenta.
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Il Patto di Monaco è l’esempio più famoso di pacificazione. Il patto fu firmato da Gran Bretagna, Francia, Germania e Italia nel 1938.
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La strategia non fermò Adolf Hitler e i nazisti, che erano determinati a conquistare territori e intraprendere la guerra.
La pacificazione è una strategia diplomatica che prevede concessioni a una potenza straniera aggressiva con lo scopo di evitare la guerra. L’esempio più famoso di pacificazione è la politica estera britannica nei confronti della Germania negli anni Trenta. La strategia della pacificazione è associata principalmente al primo ministro britannico Neville Chamberlain (in carica dal 1937 al 1940). Tuttavia, la pacificazione nei confronti della Germania nazista fu una politica portata avanti anche dai suoi predecessori, James Ramsay MacDonald (1929~1935) e Stanley Baldwin (1935~1937).
Negli anni Trenta, i leader britannici perseguirono la politica di pacificazione poiché volevano evitare una seconda guerra mondiale. La Prima Guerra Mondiale (1914~1918) aveva devastato l’Europa e causato la morte di milioni di persone. A causa delle perdite catastrofiche subite durante la guerra, la Gran Bretagna era psicologicamente, economicamente e militarmente impreparata ad affrontare un’altra guerra in Europa.
La politica britannica nei confronti dei nazisti era particolarmente importante a causa della posizione internazionale della Gran Bretagna. La Gran Bretagna era una delle maggiori potenze mondiali, se non la maggiore potenza negli anni Venti e negli anni Trenta. Il 25% della popolazione mondiale era governato dall’Impero britannico. E, negli anni Trenta, il 20% dei territori mondiali era sotto il controllo britannico.
La minaccia nazista per la pace in Europa
Come leader della Germania nazista (1933~1945), Adolf Hitler perseguì una politica estera aggressiva, incurante dei confini internazionali e degli accordi stabiliti dopo la Prima Guerra Mondiale.
I nazisti volevano riportare la Germania allo stato di grande potenza mondiale ribaltando il Trattato di Versailles. Il trattato aveva cercato di limitare la potenza economica e militare della Germania dichiarandola responsabile della Prima Guerra Mondiale e obbligando i tedeschi a pagare le riparazioni dei danni di guerra. Il trattato aveva anche ridotto i territori tedeschi e limitato le dimensioni dell’esercito tedesco. Il piano dei nazisti era di ricostruire l’esercito tedesco e riconquistare i territori persi. Tuttavia, il piano di Hitler e dei nazisti andava ben oltre il semplice ribaltamento del Trattato di Versailles: volevano unire tutti i territori tedeschi sotto un unico impero nazista ed espandersi nell’Europa orientale per acquisire “spazio vitale” (Lebensraum).
Nel 1933, le idee di Hitler in fatto di politica estera erano chiaramente espresse nei suoi discorsi e nei suoi scritti. Tuttavia, nei primi anni del regime nazista, Hitler cercò di proporsi come un leader che sosteneva la pace.
La consapevolezza britannica della politica estera nazista
Nel 1933, il governo britannico era consapevole delle idee di Hitler riguardo alla politica estera e alla guerra. Nell’aprile del 1933, l’Ambasciatore britannico in Germania mandò un comunicato a Londra in cui riepilogava il trattato politico e autobiografia di Hitler, Mein Kampf. Dal rapporto si evinceva chiaramente la volontà di Hitler di servirsi della guerra e del potere militare per ridisegnare la mappa dell’Europa.
Gli ufficiali britannici non erano sicuri se prendere sul serio il manifesto politico di Hitler e non sapevano come reagire. Alcuni ritenevano che le priorità di Hitler sarebbero cambiate una volta assunte le responsabilità governative. In particolare, Neville Chamberlain riteneva che il governo britannico avrebbe potuto negoziare con Hitler in buona fede. Chamberlain sperava che attuando una politica di pacificazione nei confronti di Hitler, ad esempio cedendo ad alcune sue richieste, i nazisti non avrebbero intrapreso la via della guerra.
Altri ammonivano che nel caso di Hitler non si poteva fare affidamento sui normali standard della diplomazia internazionale. In questo senso la voce più rilevante era quella di Winston Churchill. Negli anni Trenta, Churchill era un illustre politico e membro del Parlamento, che in diverse occasioni fece pubblicamente presente quali erano i pericoli posti alla Gran Bretagna da Hitler e dal fascismo.
Perché la Gran Bretagna scelse la pacificazione nei primi anni Trenta?
Diversi fattori spinsero il governo britannico a perseguire una politica di pacificazione e cercare di evitare la guerra a tutti i costi. Tra i fattori più importanti c’erano le preoccupazioni legate alla situazione nazionale, alla politica imperiale e ad altre considerazioni geopolitiche.
Preoccupazioni legate alla situazione nazionale
La politica di riconciliazione britannica rifletteva in parte i problemi a livello nazionale, tra cui i problemi economici e l’opinione contro la guerra. Negli anni Trenta, la Grande Depressione, nota in Gran Bretagna come Great Slump, portò la disoccupazione alle stelle. La crisi economica portò a manifestazioni e dimostrazioni nelle strade.
L’opinione contro la guerra e il sostegno alla politica di pacificazione erano sentimenti diffusi in Gran Bretagna. Le classi più potenti della società britannica sostenevano la pacificazione. Tra i sostenitori della riconciliazione c’erano illustri leader di aziende e la famiglia reale. La British Broadcasting Company (BBC) e The Times sostenevano pubblicamente la politica di pacificazione. Anche i leader dei partiti più conservatori sostenevano la pacificazione, a eccezione di Winston Churchill.
Politica imperiale britannica
Anche la politica imperiale britannica influenzò la strategia del governo britannico riguardo a guerra e pacificazione. Il benessere, la potenza e l’identità della Gran Bretagna dipendevano dall’impero, che era formato da domini e colonie. Durante la Prima Guerra Mondiale, la Gran Bretagna aveva fatto affidamento sull’impero per risorse e truppe. In caso di una nuova guerra mondiale, la Gran Bretagna avrebbe avuto bisogno di nuovo dell’impero per poter vincere. Tuttavia, il sostegno dell’Impero era meno certo negli anni Trenta rispetto all’inizio della Prima Guerra Mondiale.
Negli anni Trenta, i politici britannici temevano che una guerra avrebbe minacciato le relazioni tra la Gran Bretagna e i suoi domini. I domini includevano Australia, Canada, Nuova Zelanda e Sudafrica. Dopo la Prima Guerra Mondiale, a questi domini era stato concesso un significativo grado d’indipendenza all’interno dell’Impero britannico. I politici non erano sicuri che, in caso di un’altra guerra mondiale, tutti i domini avrebbero garantito il loro sostegno.
I politici britannici temevano inoltre che una guerra avrebbe potuto provocare movimenti di decolonizzazione nelle colonie britanniche. Tra le più importanti c’erano Barbados, India, Giamaica e Nigeria. Dalla punto di vista della Gran Bretagna, la decolonizzazione sarebbe stata disastrosa in quanto avrebbe comportato la perdita delle colonie, delle loro risorse e delle loro materie prime. Inoltre, il governo britannico temeva che, se avesse perso la guerra, i trattati di pace conseguenti lo avrebbe privato anche delle colonie.
Altre considerazioni geopolitiche
La politica di pacificazione britannica costituiva anche una reazione al panorama diplomatico degli anni Trenta. Ognuno dei protagonisti internazionali più potenti del tempo (vale a dire Stati Uniti, Italia, Unione sovietica e Francia) aveva le proprie considerazioni nazionali e geopolitiche. Inoltre, la Società delle Nazioni, che era stata creata per prevenire la guerra, si era dimostrata inefficace davanti all’aggressione della Germania nazista e dell’Italia fascista.
La pacificazione britannica nei confronti dei nazisti in risposta al riarmo della Germania, 1933~1937
Dal 1933 al 1937, il governo britannico attuò una politica di pacificazione in risposta al riarmo della Germania nazista. A partire dall’autunno del 1933, i nazisti fecero una serie di mosse da cui emergeva chiaramente la loro intenzione di non sottostare ai trattati esistenti e di non accettare l’ordine mondiale stabilito dopo la Prima Guerra Mondiale. Nel 1933, la Germania nazista si ritirò da una conferenza sul disarmo internazionale e dalla Società delle Nazioni. Nel 1935, il regime nazista annunciò pubblicamente la creazione dell’aviazione tedesca (Luftwaffe) e il reinserimento della leva militare obbligatoria. Quindi, nel 1936, i nazisti rimilitarizzarono la Renania, una regione della Germania occidentale al confine con la Francia.
Molti esponenti della comunità internazionale erano allarmati dalle azioni intraprese dai nazisti e temevano le future intenzioni di Hitler. Tuttavia, non c’era un accordo comune su quale fosse il modo migliore di rispondere alla politica estera di Hitler.
I governi britannici sotto il primo ministro laburista Ramsay MacDonald (1929~1935) e sotto il primo ministro conservatore Stanley Baldwin (1935~1937) scelsero di non sanzionare o punire la Germania nazista per la violazione degli accordi internazionali. Al contrario, cercarono di negoziare con la Germania. Nel giugno del 1935, la Gran Bretagna firmò l’Accordo navale anglo-tedesco con la Germania nazista. L’accordo consentiva alla Germania di mantenere una flotta navale molto più grande di quanto le era stato permesso secondo i termini del Trattato di Versailles. La speranza dei leader britannici era che l’accordo prevenisse una corsa alle armi navali tra Gran Bretagna e Germania.
Neville Chamberlain e la pacificazione dell’aggressione territoriale nazista, 1938
Neville Chamberlain diventò primo ministro nel maggio del 1937. Come primo ministro, la sua speranza era di riuscire a concentrarsi sulla situazione nazionale, piuttosto che sulle preoccupazioni internazionali. Tuttavia, Chamberlain non poté evitare la politica estera a lungo.
Annessione dell’Austria da parte della Germania
Nel marzo del 1938, la Germania nazista annesse l’Austria, violando spudoratamente i trattati di pace della Prima Guerra Mondiale. L’annessione dell’Austria rifletteva il totale disprezzo da parte dei nazisti della sovranità e dei confini degli Stati vicini. Ciò nonostante, la comunità internazionale accettò l’annessione senza opporvisi e nessun governo straniero intervenne. La comunità internazionale sperava che le ambizioni espansionistiche della Germania si sarebbero fermate lì.
Alcuni esponenti della comunità internazionale condannarono la decisione di non intervenire in Austria. Durante un discorso tenuto alla Camera dei comuni (House of Commons) nel marzo del 1938, Churchill ammonì riguardo al fatto che l’annessione dell’Austria era solo il primo atto di aggressione territoriale dei nazisti. Disse:
La gravità dell’[annessione dell’Austria] è indiscutibile. L’Europa dovrà affrontare un programma di aggressioni, ben calcolate e scandite, fase per fase, e la scelta è solo una...sottomettersi, come l’Austria, oppure adottare misure efficaci...La resistenza sarà difficile, ma sono convinto [che il governo deciderà di agire]...per preservare la pace in Europa e, qualora non fosse possibile, per preservare la libertà delle nazioni europee. Se non agiamo in modo tempestivo... quanti amici saranno isolati? Quanti potenziali alleati vedremo cadere?
Nei mesi successivi, Churchill si fece promotore di un’alleanza di difesa militare tra le nazioni europee. A molte persone, l’opposizione di Churchill alla pacificazione e i suoi continui avvertimenti suonavano come idee da interventista e paranoico. La sua insistenza sul fatto che la Gran Bretagna dovesse prepararsi per la guerra non lo fece entrare nelle grazie dei suoi colleghi del partito conservatore che sostennero invece Chamberlain.
La crisi del Sudetenland
La speranza che la Germania si fermasse dopo l’annessione dell’Austria svanì quasi immediatamente. Hitler volse il suo sguardo sul Sudetenland, una regione della Cecoslovacchia ampiamente germanofona. Nell’estate del 1938, i nazisti inventarono una crisi nel Sudetenland sostenendo, anche se non era vero, che i tedeschi che vivevano nella regione erano oppressi dal governo cecoslovacco. In realtà, i nazisti volevano annettere la regione e cercavano una scusa per occupare il Sudetenland. Hitler minacciò di entrare in guerra con la Cecoslovacchia se questa non avesse ceduto la regione alla Germania.
La Gran Bretagna vide il conflitto tra Germania e Cecoslovacchia come una crisi internazionale. Dopo l’annessione da parte della Germania nazista, l’Austria era stata diplomaticamente isolata. La Cecoslovacchia, invece, aveva importanti alleanze con la Francia e l’Unione sovietica. Pertanto, la crisi del Sudetenland poteva potenzialmente sfociare in una guerra europea o addirittura mondiale.
I negoziati di Chamberlain con Hitler
Nel settembre del 1938, l’Europa si trovò sull’orlo della guerra. Fu a questo punto che Chamberlain fu coinvolto personalmente. Il 15 settembre del 1938, Chamberlain raggiunse Hitler nella sua casa vacanze a Berchtesgaden per negoziare i termini del leader tedesco. L’obiettivo di Chamberlain era di trovare una soluzione diplomatica che potesse evitare la guerra, ma la questione rimase irrisolta.
Pertanto, Hitler e Chamberlain si incontrarono di nuovo il 22 e il 23 settembre. Durante il secondo incontro, Hitler disse a Chamberlain che la Germania avrebbe occupato il Sudetenland entro il 1° ottobre, con o senza un accordo internazionale.
Il 27 settembre, Chamberlain tenne un discorso alla radio in cui spiegò la sua posizione riguardo ai negoziati e il destino del Sudetenland:
“È terribile, bizzarro e incredibile pensare di scavare trincee e indossare maschere antigas a causa di una lite in un Paese lontano tra persone di cui non sappiamo niente... Per quanto possiamo simpatizzare con una piccola nazione che si deve confrontare con un vicino grande e potente, non possiamo in nessuna circostanza pensare di coinvolgere l’intero Impero britannico in una guerra per conto di questa nazione. Se dobbiamo combattere, ci vuole un motivo ben più grande.”
Il Patto di Monaco, 29~30 settembre 1938
Il 29~30 settembre del 1938 si tenne una conferenza internazionale a Monaco a cui parteciparono Chamberlain, Hitler, il primo ministro francese Édouard Daladier e il dittatore italiano Benito Mussolini. Il governo cecoslovacco non fu incluso nei negoziati. A Monaco, Chamberlain e gli altri leader accettarono la cessione del Sudetenland dalla Cecoslovacchia alla Germania, che sarebbe stata effettiva dal 1° ottobre. In cambio, Hitler rinunciava a qualsiasi altra pretesa sul resto della Cecoslovacchia. Per il momento la guerra era stata evitata, ma per farlo, Gran Bretagna, Francia e Italia avevano spudoratamente ignorato la sovranità della Cecoslovacchia.
Il Patto di Monaco rappresenta l’atto di pacificazione più significativo nella storia della Gran Bretagna.
Neville Chamberlain: “La pace per la nostra epoca”
Chamberlain tornò dall’incontro di Monaco trionfante. La sua dichiarazione a Londra passò alla storia:
“Cari amici, per la seconda volta nella nostra storia, un primo ministro britannico è tornato dalla Germania portando con onore la pace. Sono convinto che si tratti di una pace definitiva per la nostra epoca.”
A volte Chamberlain viene citato erroneamente con la frase “pace per la nostra epoca.”
La condanna del Patto di Monaco da parte di Winston Churchill
L’ottimismo di Chamberlain non fu incontrastato. Durante un discorso tenuto alla Camera dei comuni il 5 ottobre 1938, Winston Churchill condannò il Patto di Monaco, a cui si riferì come una “totale e assoluta sconfitta” per la Gran Bretagna e il resto d’Europa. Inoltre, Churchill dichiarò che la politica di pacificazione britannica aveva “compromesso profondamente, e forse messo in gravissimo pericolo, la sicurezza e addirittura l’indipendenza della Gran Bretagna e della Francia.”
Il fallimento del Patto di Monaco e la fine della pacificazione
Il Patto di Monacò non riuscì a fermare la politica di aggressione territoriale della Germania nazista. Nel marzo del 1939, la Germania nazista disgregò la Cecoslovacchia e occupò i territori cechi, tra cui Praga. Sulla base della retorica di Hitler, era chiaro che l’obiettivo successivo dei nazisti sarebbe stata la Polonia, che confinava con la Germania a est.
L’invasione nazista dei territori cechi cambiò la politica estera britannica. Il governo britannico iniziò a prepararsi a quella che ormai sembrava una guerra inevitabile. Nel maggio del 1939, il parlamento britannico approvò il Military Training Act del 1939, che istituì una, seppur limitata, leva obbligatoria
Inoltre, la Gran Bretagna rafforzò il suo impegno nei confronti degli altri stati europei. Subito dopo l’occupazione di Praga da parte della Germania nazista, i governi britannici e francesi garantirono ufficialmente il proprio impegno a proteggere la sovranità della Polonia. A fine agosto del 1939, Gran Bretagna e Polonia firmarono un accordo che rafforzava proprio questo punto. La Gran Bretagna si impegnò a intervenire a supporto della Polonia in caso di attacco da parte di una potenza straniera. L’accordo fu firmato pochi giorni prima che la Germania nazista invadesse la Polonia.
La dichiarazione di guerra della Gran Bretagna alla Germania nazista
Il 1° settembre 1939 la Germania nazista invase la Polonia. Nonostante l’accordo firmato poco prima da Gran Bretagna e Polonia, il governo britannico in un primo momento tentò un approccio diplomatico come sforzo finale per evitare la guerra. Tuttavia, tale approccio diplomatico fu ignorato dai nazisti.
Il 3 settembre, Gran Bretagna e Francia dichiararono guerra alla Germania. Tali dichiarazioni di guerra trasformarono l’invasione tedesca della Polonia in una guerra più ampia, la Seconda Guerra Mondiale. Lo stesso giorno, il parlamento britannico approvò una legge che introduceva la leva obbligatoria generale. Chamberlain parlò al popolo britannico in un discorso radiofonico:
Constatare che i miei duri sforzi per far vincere la pace siano falliti, mi lascia con l’amaro in bocca. Eppure, non credo che avrei potuto fare qualcosa di più o di diverso che avrebbe potuto funzionare.
Fino all’ultimo sarebbe stato possibile raggiungere un accordo di pace onorevole tra la Germania e la Polonia, ma Hitler non lo ha permesso. Evidentemente ha deciso di attaccare la Polonia in ogni caso...Le sue azioni mostrano chiaramente che non ci si può aspettare che quest’uomo rinunci alla forza per ottenere ciò che vuole. Pertanto, può essere fermato solo con la forza.
Il governo britannico si mobilitò per la guerra il più velocemente possibile, sia nei territori nazionali che in tutto l’impero. Inoltre, stabilì un blocco navale contro la Germania. Nonostante il fatto che Germania e Gran Bretagna fossero ufficialmente in guerra, le interazioni tra i due eserciti rimasero piuttosto limitate. Pertanto, questo periodo è conosciuto come la “guerra finta” o la “guerra della noia.”
La Guerra finta finì definitivamente nel maggio del 1940, quando la Germania invase Belgio, Francia e Paesi Bassi. Nel settembre del 1939, la Gran Bretagna aveva inviato in Francia una forza militare conosciuta come British Expeditionary Force (BEF). Nel maggio del 1940, la BEF combatté contro i tedeschi al fianco degli eserciti belga, francese e olandese. Alla fine, la BEF si ritirò a Dunkirk dalla quale fu successivamente evacuata.
Neville Chamberlain si dimise dal ruolo di primo ministro nel maggio del 1940 a causa di una malattia. Morì di cancro nel novembre del 1940. In seguito alle dimissioni di Chamberlain, Winston Churchill prese il posto di primo ministro della Gran Bretagna in periodo di guerra. Fu lui a guidare la Gran Bretagna durante la Battaglia d’Inghilterra, durante la quale si svolse anche il bombardamento di Londra noto come Blitz. Fu lui a stabilire le politiche britanniche e a gestire le alleanze con Stati Uniti e Unione Sovietica durante la guerra.
Nei cinque anni successivi, la Gran Bretagna combatté contro i nazisti e i loro alleati in Europa, Africa del Nord e Medio Oriente. Gli Alleati (tra cui la Gran Bretagna) alla fine sconfissero la Germania nel maggio del 1945.
Pacificazione con il senno di poi
Le catastrofi della Seconda Guerra Mondiale e dell’Olocausto hanno influenzato la comprensione della politica di pacificazione a livello mondiale. Questa strategia diplomatica è spesso vista come soluzione pratica, ma allo stesso tempo come fallimento morale.
Oggi, sulla base di documenti d’archivio, sappiamo che la pacificazione nei confronti di Hitler era certamente destinata al fallimento. Hitler e i nazisti erano determinati a scatenare una guerra di aggressione e a conquistare territori. Tuttavia, è importante ricordare che chi condanna Chamberlain spesso parla con il senno di poi. Chamberlain, che morì nel 1940, non avrebbe potuto in nessun modo prevedere la portata delle atrocità commesse dai nazisti e altri durante la Seconda Guerra Mondiale.
Note a piè di pagina
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Gli Stati Uniti avevano adottato una politica estera di isolazionismo. L’Italia fascista era strettamente allineata con la Germania nazista. L’Unione Sovietica era un paese comunista che esisteva in relativo isolamento dal resto della comunità internazionale e aveva relazioni tese con la Gran Bretagna, la quale temeva la diffusione del comunismo. La Francia era interessata a difendersi da una Germania militarmente forte. Tuttavia, la Gran Bretagna non era d’accordo con l’approccio francese perché la Francia voleva intraprendere una linea dura contro la Germania e la Gran Bretagna temeva che questo avrebbe portato alla guerra.